Di pomodori è piena l’Italia. Di forma tonda, rotondeggiante, ellittica od oblunga, molte sono le varietà e i cloni che nel corso dei secoli sono state coltivate lungo la Penisola, soprattutto nelle regioni del Sud, dove il clima secco e solatio favorisce la crescita di questo succoso frutto.
Ogni pomodoro racconta un pezzo del nostro territorio, della sua storia locale e delle sue tradizioni. Pensiamo a uno dei frutti più gustosi – e stranamente meno conosciuti – che la Campania, nello specifico, ci regala: il Pomodoro di Sorrento. Fra le nostre mani abbiamo un frutto compatto, solido, carnoso, che verrebbe quasi voglia di prendere a morsi come fosse una mela.
Intenzione di certo non errata: il Pomodoro sorrentino si presta bene a ricette crude, come la famosa caprese, a base di fiordilatte dei Monti Lattari, olio extravergine di oliva e basilico. Il vero trionfo della cucina Mediterranea, che si esprime attraverso la pezzatura rotondeggiante del frutto, il suo colore rosso tenue, la sua polpa dolce e delicata. Un cuore ricco di sapori e aromi che richiamano il clima dolce e salino della terra delle Sirene.
Quest’autentica perla della Penisola Sorrentina trova il suo luogo d’elezione – e coltivazione – in soli due Comuni della zona: Piano di Sorrento e Sant’Agnello, nell’area detta dei Colli di Fontanelle, dove furono costruite le ville degli armatori che facevano affari con l’export dei limoni.
Cosa c’entra il famoso agrume sorrentino col pomodoro? Semplice: una questione di scambi commerciali. Come ci è arrivato, infatti, questo pomodoro così particolare a Sorrento? La sua pianta non era inserita tra le coltivazioni tipiche della zona. D’altra parte l’utilizzo massiccio del pomodoro, nella cucina campana in generale, si afferma solo nei primi decenni del Ventesimo secolo. Prima d’allora era considerato un consumo d’élite, troppo costoso per essere alla portata del popolo.
Ecco che entrano in gioco i nostri armatori della Penisola. I loro affari, comprendendo l’import-export di prodotti agricoli, fecero incrociare limoni e pomodori. In pratica: esportavano i primi verso gli Stati Uniti e importavano i semi dei secondi in cambio. Quella del pomodoro, insomma, è una tradizione relativamente recente della Penisola Sorrentina. Oltre all’area dei Colli, zona storica di produzione, oggi le piante sono coltivate a Montechiaro (la collina che sovrasta il mare di Seiano), ad Alimuri (nel Comune di Meta di Sorrento) e nella zona di Massa Lubrense.
L’importante, per il consumatore, è saper diffidare dalle imitazioni. Come ogni prodotto gastronomico di successo, anche in questo caso troviamo copie non del tutto conformi all’originale, dal sapore acido, dalla consistenza molle e acquosa. L’esatto contrario di quella fragranza compatta e profumata che caratterizza quest’eccellenza dell’orto.