C’era una volta un contadino di nome Mario che abitava nel borgo di San Salvatore, a Vico Equense. Mario scelse un sentiero nascosto tra la campagna mediterranea come suo rifugio.
Ogni giorno, per cinquant’anni, Mario ha percorso quei 2,5 km che partivano dal borgo di San Salvatore e arrivavano in quello che sarebbe diventato il suo regno. Un luogo lontano dai rumori e baciato dal sole, che con dedizione e tenacia, lui ha trasformato nel trionfo della natura, coltivando le eccellenze della propria terra. Oggi quel percorso è dedicato a lui. A lui che lo ha scoperto, amato, curato e lasciato in eredità agli amanti del trekking e della natura.
Insieme a Luca, guida AIGAE e profondo conoscitore della zona, percorro questo cammino che si snoda attraverso un bosco, con il mare e il Vesuvio che ci guardano da lontano. Vi si trovano testimonianze storiche come la Chiesa di San Salvatore, la cappella della Madonna delle Grazie, la Grotta dell'Eremita, al cui interno si trova un bassorilievo scavato nella roccia, realizzato da Antonio Vanacore, personaggio mistico la cui storia è avvolta da un manto di leggenda.
«Ci troviamo nell'area perimetrale di una dolina di depressione di origine carsica creata dalle falde acquifere. Tant'è che gli abitanti di Vico chiamano la zona “e' colarc”», mi racconta Luca. Uno spettacolo naturale unico per gli amanti della Penisola Sorrentina e della Costiera Amalfitana, che si ritrovano davanti a una falesia alta circa 90 metri.
«Lo senti questo profumino?», domanda divertito Luca. Passo dopo passo, gli aromi di rosmarino e mirto della macchia mediterranea si mescolano a un intenso odore di brace. Un brusio di voci si confonde con il fruscio delle foglie accarezzate dal vento. E tutto ad un tratto mi ritrovo in una spianata nel bel mezzo del bosco. Quello che una volta era il regno del nostro contadino, oggi è il buen retiro degli appassionati di outdoor in Penisola Sorrentina. E non poteva non chiamarsi Oasi di Mario.
Gaetano, il nipote di Mario, e sua moglie Carmela tengono vivo l’amore e la passione del nonno per questo luogo incontaminato. Li incontro mentre sono all’Oasi, intenti ad arrostire salsicce per un gruppo di escursionisti affamati. Carne rigorosamente del posto, perché qui tutto è autoprodotto, tutto ha il sapore delle radici e della campagna. Le caciottine dal sapore cremoso e avvolgente, il pane croccante ancora caldo di forno, la frutta, succosa e colorata, le noci di Sorrento, godurioso omaggio della terra.
Gli olivi con il loro verde intenso, il lento vociare delle persone, il dondolio dell’amaca tra gli alberi di mele, i tiepidi raggi di sole che annunciano l’arrivo della primavera: in quest’angolo di natura intatta tutto risuona con la dolcezza di una ninna nanna.
«Ora mi sto dedicando alla pulizia del sentiero – racconta Gaetano, avvicinandosi con un “ammazzacaffè” realizzato con le sue noci – ma il mio progetto è coltivare patate, zucchine, pomodori, proprio come faceva mio nonno. Inoltre – prosegue – per rendere le passeggiate più stimolanti, sto ripulendo due tratti che uniscono il Sentiero di Mario a quelli più famosi della Sperlonga e della Sorgente di Capo d'Acqua».
Dopo anni di abbandono, Gaetano è riuscito a resuscitare questo luogo tanto amato dal nonno valorizzando un angolo incontaminato e poco conosciuto della Penisola Sorrentina dove i sapori, i profumi e gli abitanti del borgo continuano a esprimere tutta la loro genuinità. Il lavoro di Mario continua a vivere.