Numero
09

La cucina in un fiore

La cucina in un fiore La cucina in un fiore

Un vecchio adagio ci dice di cercare l’innovazione nella tradizione. Riprendere, ossia, gli elementi peculiari della nostra Storia ed elaborarli secondo una sensibilità contemporanea. Questo vale soprattutto per la cucina.

Quante ricette della tradizione vengono trasformate, rielaborate, ripensate per offrire ai nostri palati gusti sempre inediti? Tendenza che fa storcere il naso ai puristi della cucina – a volte, in verità, a giusta ragione – ma che, se portata avanti nel rispetto delle materie prime e dei procedimenti di cottura, rivela orizzonti sorprendenti. L’innovazione nella tradizione della cucina napoletana è abbastanza facile da individuare. Pensiamo a quanto, oggi, vadano di moda i fiori tra i fornelli: su un taglio di carne, sul pesce crudo, persino sui dolci. Possiamo quindi dire che si tratti di una tendenza “innovativa” della cucina contemporanea. Ecco: a Napoli l’utilizzo dei fiori per deliziare i nostri palati è secolare. Arriva da una cucina povera, casalinga, priva di fronzoli ed eccessivi orpelli. Parliamo dei “sciurilli”, l’infiorescenza della zucchina (o anche della zucca) che ci dice, sostanzialmente, una cosa sola: è arrivata l’estate.

Lo “sciurillo” napoletano per eccellenza è quello fritto, in pastella, pronto per essere consumato come antipasto o delizioso finger food in qualunque momento della giornata (magari avvolto nel classico “cuoppo”). La versione light che vi presentiamo qui è quella più semplice e immediata: non servono altro che farina, pangrattato (per chi predilige la doppia panatura) acqua, sale, pepe, olio per la frittura e, ovviamente, i fiori di zucca. Una versione che rispetta la delicatezza e la morbidezza di questo fiore così gustoso, dal colore arancione carico – se fiorito dalla zucchina – o giallo – se derivante dalla zucca. Altre versioni popolari, sia napoletane che di tutta Italia, prevedono anche l’imbottitura con la ricotta di pecora e, per i più golosi, con la provola. C’è chi, come nel Centro della Penisola, ci aggiunge anche un’alice per bilanciare, con la sapidità, la tendenza dolce del fiore. Qui, come ripetiamo, assaggiamo la versione pura, semplice, immediata di questo piccolo miracolo del nostro orticello.

Ma come nasce l’idea di mangiare fiori quando ancora non si parlava di cucina fusion e sperimentazioni tra i fornelli? Semplice: motivi di ordine pratico. Tagliare il fiore della zucchina significava “spronare” la pianta a produrre sempre di più, e per più tempo. E siccome dell’orto non si butta via niente, è nata l’idea di una ricetta che valorizzasse al meglio quest’infiorescenza così eterea e saporosa.