Un sottile braccio che si allarga verso il Mar Tirreno: lingua di terra affusolata che, pian piano, ci conduce su una collina di tufo a picco sul mare. Miseno è di fatto un’isola, collegata alla terraferma tramite una piccola strada ai cui lati si aprono porticcioli, rimessaggi per barche e lidi per le vacanze estive.
Siamo nel cuore dei Campi Flegrei, territorio vulcanico tra i più densi di storia e leggende in Campania, luogo di mitologie e paesaggi mozzafiato. Proprio nel punto in cui Miseno si incrocia con il centro della cittadina di cui è frazione – Bacoli – c’è una ripida salita. Quella che conduce alla Piscina Mirabilis, grandiosa cisterna idrica d’età romana che tutt’oggi costituisce uno dei simboli del posto. Lasciato alle spalle l’ingresso, e proseguendo lungo il piccolo sentiero, si gira verso uno stretto vicolo che sembra terminare nel vuoto. Pochi passi più in là, e gli occhi scoprono il mare.
A camminare lungo questa stradina nessuno lo direbbe. L’insenatura si mostra quasi improvvisa, incastrata com’è tra le pareti tufacee della costa. Siamo sul cosiddetto “Schiacchetiello”, scogliera che ci regala uno degli scorci più nascosti e meno conosciuti di una terra che affonda le sue radici nei miti dell’Antica Grecia. Di fronte a noi, ecco emergere l’isolotto di Punta Pennata, nato dopo un bradisismo piuttosto recente: 1966, per essere precisi.
Dalla stradina irta si passa direttamente agli scogli. Qui la sabbia è del tutto assente. L’isolotto di Punta Pennata è il punto più vicino su cui lo sguardo può posarsi, circondato com’è dal profilo di Miseno, Monte di Procida, Miliscola e dalle acque che portano verso le isole di Procida e Ischia. I profumi sono quelli intensi di Macchia Mediterranea; sulle pareti di tufo si intravedono alcuni cespugli di assenzio. Anche in pieno inverno, sembra di respirare gli odori della primavera.
«Voi restate giusto cinque minuti qua. E vedete come poi vi sembrerà strano tornare a casa». A parlare, con stretto accento bacolese, è una signora che porta con sé la busta della spesa. «Pure questa spesa qua – prosegue – mica l’ho fatta al supermercato. C’è un macellaio, nel vicoletto qua a destra; un negozio dove prendo le cose che mi servono per casa, più giù; e basta. Qua stiamo sopra un’isola, e ci piace così».
Credere alle parole della signora non è difficile. L’impressione è quella di un luogo fuori dal tempo a due passi dalla routine quotidiana. I Campi Flegrei sposano, come sempre, la dimensione giornaliera con quella leggendaria. Questa è l’impressione che si porta con sé quando si comprende che qui nulla è banale: dietro quella che potrebbe sembrare una stradina come tante, circondata da cortili e villette a due piani, può aprirsi d’improvviso un paesaggio che abbraccia mille rotte, dal Vesuvio ai Monti Lattari; dalle isole al profilo di Capo Posillipo.
Tra rocce, insenature e ciuffi di piante spontanee, ci troviamo in un angolo che rifugge il caos in ogni sua forma. Dagli scogli su cui è possibile passeggiare abbastanza agevolmente, ci si china per toccare l’acqua di mare: fredda come solo le acque limpide sanno essere. Lo “Schiacchetiello” è una piccola riserva naturale nascosta negli anfratti del Golfo di Napoli. Una delle sue perle.