Esistono ricette poco elaborate, figlie della fame più che del gusto, ma che non per questo meritano di essere lasciate nel dimenticatoio. Piatti che raccontano la storia di una collettività, capace di tirare avanti anche in momenti difficili e provanti come può esserlo quello di un Dopoguerra.
Gli spaghetti del poverello (in napoletano: ‘o spavetto d’‘o puveriello) sottolinea questo dato già dal nome. Pochissimi ingredienti: uovo, sugna (oppure olio, nelle versioni più moderne), sale, pepe e - per chi vuole - parmigiano grattugiato. Niente di più. L'uovo si frigge nella sugna, al tegamino, e poi si adagia sullo spaghetto cotto al dente.
Una sorta di antesignano “grezzo” della Carbonara (ricetta nata, non a caso, anch'essa negli anni del secondo conflitto mondiale). Arte di arrangiarsi allo stato puro per chi cercava di riempire la pancia con pochissimi soldi a disposizione.
Attenzione però: guai a sottovalutare le potenzialità di questo piatto. D'altra parte uovo, pasta e sugna sono sempre un trittico non indifferente. Ne abbiamo parlato con la food blogger Mariachiara Ventresino, che nel suo feed Instagram ha recuperato quest'antica ricetta riproponendola ai palati contemporanei.
«Gli spaghetti alla puveriello - ci spiega Mariachiara - sono un piatto molto povero di ingredienti ma ricco di sapori, dati dal gusto inconfondibile dell'uovo e della sugna. Una ricetta molto semplice che piace a grandi e piccini. Uno di quei piatti che ti salvano quando non sai che cucinare! Questa è una delle parti belle di Napoli che mi affascina particolarmente».