Un'antica storia napoletana racconta che un giorno il grande drammaturgo Eduardo De Filippo, colto dai morsi della fame dopo una lunga tournée teatrale, decise di prepararsi un veloce piatto di spaghetti. Il problema è che in dispensa c'era poca roba: pasta, un po' di sale, a stento qualche rametto di prezzemolo.
Fu così che ebbe l'intuizione geniale: cos'è che dà il tipico aroma di mare a un piatto di pasta? Il pesce, certo; ma soprattutto il prezzemolo. Quel profumo fresco e inconfondibile delle pietanze estive tutto condensato in questa piccola pianta spontanea. Tale fu il profumo sprigionato da quel semplice piatto di pasta che Eduardo lo definì "spaghetto con le vongole fujute". Ossia: fuggite, scomparse. Proprio perché le vongole non c'erano, ma il prezzemolo ne evocava sentori e sapori. Ecco: i profumi della calamarata evocano le stesse reminiscenze marine.
Qui il calamaro c'è, certo. Non è fujuto come le celebri vongole eduardiane. Eppure, anche qui, il prezzemolo dona un tocco forte e aromatico, tanto da definire e rifinire il piatto nella sua completezza.
Pochi ingredienti, come da tradizione della cucina popolare napoletana: calamaro tagliato a rondelle fatto saltare con olio, aglio e peperoncino, sfumato poi al vino bianco. Aggiungiamo il pomodoro e, infine, il prezzemolo. Dopodiché la pasta. Ed ecco il motivo per cui questo piatto viene definito calamarata: non per il calamaro, ma per la forma ad anello della pasta stessa, definita dai napoletani anche "mezzo pacchero".
Una ricetta che deriva dalle strade e dai borghi della Napoli adagiata sul mare, tra il quartiere di Santa Lucia e gli scogli di Mergellina che salgono verso il profilo di Posillipo. Piatto basico ma ricco di sapore, ideale per quelle domeniche estive da abbinare a un vino bianco fresco e sapido sorseggiato sulle rive del Lungomare.