Numero
26

Attenti all'orso!

Attenti all'orso! Attenti all'orso!

A Pompei le domus hanno i nomi più svariati: si va dai tradizionali Giulia Felice, Octavius Quartio alla “Venere in conchiglia”, “del poeta tragico” o “del Fauno”, nomi bizzarri che accendono la curiosità.

Sono stati attribuiti agli edifici sulla base dei temi delle decorazioni o sugli oggetti in essi ritrovati. Spesso per scoprire la motivazione bisogna addentrarsi, superare almeno l’atrium, in altri casi, invece, basta affacciarsi sulla soglia.

Come per la domus dell’orso ferito. Un grande orso, ripiegato su di sé, ha una profonda ferita da cui esce un fiotto di sangue; seguendo con lo sguardo il rosso della ferita si arriva alla scritta posta in alto a sinistra HAVE.

Certo singolare come benvenuto! Non il classico cave canem, che pure si trova in varie forme nelle domus pompeiane, ma un riquadro mosaicato che lascia un po’ perplessi. In realtà, quella dell’orso ferito è una delle tante immagini apotropaiche del mondo antico, molto frequenti a Pompei e utilizzate per tenere lontane dalla casa le avversità.

Superato l’ingresso, la domus del secolo I d.C. rivela un sorprendente atrio, non molto esteso ma impreziosito da mosaici geometrici con tessere bianche e nere e a nastro intorno alla vasca dell’impluvium. Le decorazioni sono tornate all’antico splendore grazie ai recenti restauri e grazie a passerelle trasparenti si ha l’impressione di calpestare questi pavimenti, certi di non rovinarli.

Come tutte le domus di Pompei, anche questa ha il suo punto di forza nel giardino, e non importa se lo spazio è limitato, c’è la pittura a fingere una realtà aumentata. Sulle pareti, infatti, è raffigurato un giardino con ricca vegetazione e animali, tra cui balzano all’attenzione per dimensioni e realismo un cinghiale e un lupo, rappresentati mentre si affrontano.

Nel piccolo giardino non manca certo una fontana, qui decorata a mosaico con tessere vitree dai colori vivacissimi; il tema dell’acqua è d’obbligo, e subito richiama alla mente i personaggi mitologici di Nettuno e Venere. Quest’ultima è distesa in una conchiglia ed è circondata da vere conchiglie, utilizzate per decorare la fontana e dare l’impressione di una piccola grotta; al di sotto, immerso tra pesci, c’è il dio del mare.

Quello che colpisce è non solo l’utilizzo dei colori, ma anche la dovizia di particolari resa attraverso tessere tanto piccole. Una semplice fontana è capace di evocare mari lontani e sconfinati.

L’ospite della domus non può dirsi soddisfatto se non ha visto il triclinium dipinto con ricercati motivi decorativi e due “quadretti” con Narciso e Danae con il piccolo Perseo. Piccola, accogliente e raffinata: vale la pena entrare, anche se c’è un orso a dare il benvenuto.