Che cosa ci fa un castello, con tanto di mura altissime, passaggi dotati di merli, torri per le vedette, comignoli e feritoie per gli arcieri, accanto alla spiaggia di Santa Severa? La risposta arriva con facilità, guardando verso ovest, accecati dal tramonto.
C’è un universo sconosciuto, al di là delle onde. Fra i riflessi argentei e il blu profondo si intuisce qualcosa di lontano, di minaccioso, di alieno. Non importa se questo è il Mare Nostrum, il piccolo e familiare Tirreno, e non un oceano ostile. La suggestione del mare è eterna: al di là delle nuvole sull’orizzonte potrebbe esserci un nemico, e sicuramente c’è l’ignoto.
Lo sapevano gli antichi abitanti del villaggio dell'età del Bronzo, lo sapevano gli etruschi, che lì vicino avevano costruito uno dei porti più importanti dell'antichità, invocando la protezione della dea Uni, cioè Astarte, a cui avevano dedicato un santuario. Lo sapevano le famiglie nobili, che edificarono il castello nel Medioevo, passandoselo da una all'altra con la benedizione papale. E forse persino i soldati nazisti, che durante la Seconda guerra mondiale decisero di utilizzarlo come postazione militare.
È persino inutile sottolineare che questa impressione non ha nulla a che vedere con le leggende sulla presenza dei fantasmi nel castello, che un'accurata regia in favore dell'industria turistica sottolinea raccontando di figure misteriose intraviste, di oggetti che si muovono da soli, di porte a cui si sente bussare, ma senza viandanti. No, non è questa la magia di Santa Severa.
Lasciata alle spalle la spiaggia, meglio ancora se in un giorno autunnale di fine stagione, e dunque lontani dalle folle, sulle rocce sotto il castello si può assorbire un messaggio molto diverso, più personale e autentico.
Il rumore delle mareggiate, il fischio del Maestrale che spinge le acque a mostrare la loro energia sin dalla fine dell'estate, gli scatti delle ali di un cormorano spinto qua e là dalla forza invisibile dell'aria: tutto serve a ritrovare una percezione netta, che ci porta un senso più forte della nostra dimensione e allo stesso tempo con i polmoni pieni di aria salmastra, e una robusta coscienza del nostro posto nel creato.