Numero
03

Il re della foresta

Il re della foresta Il re della foresta

Una stradina stretta ci allontana dal borgo di Senerchia, in alta Irpinia, per addentrarsi verso la montagna.

Le case diventano sempre più sporadiche, i rumori sempre più lontani, l’aria sempre più pulita. Così pura da sembrare pungente. Il cielo sembra sempre più vicino. Lo scrosciare dell’acqua preannuncia l’ingresso dell’Oasi Valle della Caccia: un tesoro di 450 ettari ricco di biodiversità, oggi presidio WWF. Ovunque si volti lo sguardo, la natura lussureggiante e meravigliosa del Parco regionale dei Monti Picentini riempie gli occhi con i suoi colori.

Una poiana volteggia sulle chiome dei faggi e delle querce, probabilmente alla ricerca di un ramo appartato dove nidificare. Un coraggioso Golden Retriever va in esplorazione sui sassi bianchi tra le acque del torrente Acquabianca. Che una leggenda racconta si chiami così proprio perché il colore chiaro della ghiaia rende l’acqua particolarmente cristallina. Chissà dove si nasconde il lupo appenninico, assiduo ospite di questi boschi. E il gatto selvatico? Dicono che qualche rarissimo esemplare frequenti le zone più remote del parco, cibandosi di roditori e di uccelli.

La salamandra pezzata invece non si fa vedere, per non tradire la sua fama di animale riservato, nonostante viva proprio accanto alle sorgenti di acqua. Qualche fortunato ha potuto incontrarla fugacemente dopo una giornata di pioggia intensa. Le ranocchie gracidano allegre, loro sì che amano mostrarsi mentre saltellano tra un sasso e l’altro.

Servirebbe un po’ di tempo e di pazienza per osservare il merlo acquaiolo, buon intenditore di acque limpide e salutari e immancabile ospite dell’Oasi Valle della Caccia. Non c’è molta speranza invece di imbattersi nell’usignolo del fiume, timido com’è. Evita l’uomo e si muove quasi clandestinamente, se non è protetto dalla fitta vegetazione. Ma il suo canto potente e melodico, celebrato sin dall’antichità, è un segno inconfondibile e un regalo della foresta.

Colombacci, tortore, cuculi, ghiandaie, cinciallegre, fringuelli e corvi imperiali popolano questo mondo incantato: non sempre si fanno vedere, ma a volte basta sognarli a occhi aperti per sentirsi appagati. Immaginarli mentre svolazzano tra le montagne o mentre perlustrano una delle tante grotte dell’Oasi: quella del Muschio, del Profonnale, la Grotta del Diavolo.

I ponticelli di legno costruiti sul ruscello Acquabianca, tra lilium colorati e orchidee selvatiche, accendono lo spirito di avventura di adulti e bambini. Chi tentenna, chi cammina con passo sicuro, chi si china per assaggiare l’acqua fredda e trasparente, chi si ferma all’improvviso rapito dal verso di un uccello.

Qui il re della foresta è il Pino Nero (Pinus nigra Arnold), nobile e antico. Bisogna arrivare almeno a quota 600 metri per ammirarlo in tutta la sua bellezza. Ma perdersi questa forza della natura sarebbe un peccato perché per vederne uno che abbia le medesime caratteristiche di longevità e di splendore, bisognerebbe spostarsi verso il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, a Villetta Barrea, con cui l’Oasi Valle della Caccia è gemellata dal 1996.

Si chiama Oasi Valle della Caccia, ma a dispetto del nome, è una delle aree più protette e controllate dei Monti Picentini per la grande varietà di flora e di fauna e per la ricchezza delle acque, infallibile antidoto alla calura estiva.