Da Vico Equense partono una miriade di sentieri che si snodano lungo la Penisola Sorrentina. Insieme a pochi amici andiamo a Santa Maria del Castello, una frazione situata su uno sperone di roccia a circa 700 metri di altezza.
Una contrada storica poiché nel XVII secolo le popolazioni della piana si rifugiavano quassù per sottrarsi alle pestilenze. Il nostro viaggio parte dalla chiesa madre, direzione Le Tese. Questa mulattiera nascosta lungo lo schienale amalfitano rappresenta la più antica via di collegamento tra i borghi di Vico Equense e Positano. Un’alternativa fondamentale al lungo viaggio che comportava la circumnavigazione della Penisola Sorrentina.
Quasi del tutto sconosciuto agli escursionisti, il percorso non lo è per gli abitanti del luogo i cui bisnonni, soprattutto durante le due guerre mondiali, vi crearono una fitta rete commerciale basata sullo scambio tra i prodotti caseari di Vico e il pesce dei paesi amalfitani. Un mercato che si allargava anche a prodotti come il sale, i corredi nuziali e le sigarette. Il vino e il carbone, invece, veniva prodotto a metà strada proprio su Le Tese.
Il tracciato è pendente, come si evince dal nome, e si articola tra stretti risvolti, selciati e gradoni, fino al rione Corvo, il più alto di Positano. Lungo il tragitto incrociamo un contadino che stringe in una mano un cesto di vimini pieno di limoni appena raccolti, mentre con l’altra tiene in equilibrio sulla spalla un bastone con un fagotto. Arranca faticosamente, ma è in perfetto equilibrio nonostante l’età e i pesi da bilanciare. Si siede su un muretto, fa un sospiro ed ammira la bellezza che si ritrova davanti: la vista va da Praiano all'arcipelago de Li Galli.
Siamo su un balcone naturale che sovrasta Positano. Sembra di galleggiare sulle cupole maiolicate e sulle case bianche che con un girotondo sulla roccia danno vita alla regina della Costiera. Una location niente male per fare colazione. Allora, il contadino apre quel misterioso fagotto e, come un prestigiatore che fa uscire un coniglio da un cappello a cilindro, svela il suo freschissimo tesoro: un piccolo provolone, mezzo salame napoletano, del pane appena cotto e uova di giornata avvolte in un foglio di giornale.
Prende un coltello e taglia delle fettine di formaggio, poi si rivolge a noi porgendoci un uovo: «Ditemi se ne avete assaggiato uno così buono in vita vostra – ci chiede con orgoglio – Questo non è mica come quelle porcherie industriali che vendono in città… L’ho preso stamattina nel mio pollaio». Tanta gentilezza deve essere ricambiata con una verifica: rompiamo la testa del guscio e degustiamo l'uovo come si fa con un calice di vino. «Non è una delizia?», domanda incuriosito. Confermiamo con un sorriso. Tanto basta per essere invitati al suo banchetto rurale.
«Percorro questo sentiero tutti i giorni – racconta – La salita è impegnativa, ma sono fortunato perché abito nel posto più bello del mondo. Cammino e guardo un panorama che mi emoziona sempre». Come dargli torto? Ci troviamo in una campagna a picco sul mare. I colori della macchia mediterranea sono accesi e si tuffano nel blu del mare. Basta un soffio di vento per smuovere le fragranze di mirto, lentisco, zafferano e rosmarino. Un tripudio di profumi floreali e di erbe aromatiche macchiato solo dai rari “passaggi” di qualche mulo o di capre che si sono allontanate dal gregge.
Dopo essersi rifocillato, prima di riprendere il cammino, il contadino prende un limone dal cesto, lo taglia a pezzi e ci consiglia di mangiarlo con tutta la buccia davanti a questa vista mozzafiato. Al primo morso il panorama assume il sapore dell'agrume: fresco e gioioso, deciso ma delicato. La stessa sensazione che si prova su Le Tese, un trekking rilassante che si inserisce in un paesaggio allegro dalle vedute vertiginose.