Numero
29

L’Eden di Baunei

L’Eden di Baunei L’Eden di Baunei

Superata la barriera degli ultimi lecci, gli occhi lo percepiscono come primo impatto, tanto evidente da essere quasi doloroso: la visione di Cala Goloritzé, dopo la moderata fatica di un sentiero che parte da Baunei e si snoda fra le rocce, è una ricompensa più che abbondante.

Il mare è di un colore persino improbabile, lo spettacolo della Guglia si erge come una sfida: tutto questo attende i visitatori, che dimenticano subito il graffio dei rovi o, d’estate, l’arsura del cammino. Goloritzé vuol dire la verticalità austera di fronte all’orizzontalità senza fine, la certezza stabile, immutabile, davanti al movimento continuo, al cambiamento senza sosta. Un confronto fra le due eternità, che per la visione di qualche filosofo è anche simbolo perfetto dell'incontro di maschile e femminile.

La grande roccia è un invito al cielo: appuntamento imperdibile per gli appassionati dell’arrampicata, pronti con imbracature sul corpo e talco sulle mani, e disposti a una fatica in più per godere dall'alto di tutto il Golfo. Ma al senso di superiorità di chi sale fino a un pelo dalle nuvole corrisponde, per chi resta sulla riva a godersi la risacca leggera con i piedi sulla battigia, respirando il vento salmastro, ascoltando il richiamo dei gabbiani, la percezione precisa di trovarsi in un Eden riservato a pochi.

Già la spiaggia di sassolini è una differenza: la mente si cala quasi in una dimensione di ricordo mai vissuto, in un’esperienza arcaica che riporta a un godimento primitivo. La lontananza dalle strutture turistiche è totale, l’idea di comodità pigra lascia spazio a un’immediata identificazione dell'uomo con la natura.

Pure ai più pigri l'ipotesi di un utilizzo “moderno” di Goloritzé appare una bestemmia. E anche la colonna sonora è adeguata: i passi felpati sulle foglie che tappezzano il cammino garantiscono il rispetto del silenzio, solo il mare e il vento si parlano, nel loro discorso senza tempo.

Lo scricchiolio lieve dei sassolini sotto i piedi è una garanzia di privilegio, e non c'è invidia per chi calpesta i ponti di teak di grandi yacht e catamarani a vela. Sono costretti a rispettare l’esclusività di Goloritzé, non possono sbarcare e per una volta sono loro gli esclusi. 

E persino al rientro, le attese sono smentite: si lascia un angolo di Paradiso, pensando a quando si potrà rivederlo. Ma nonostante si cammini in salita, l'anima ritemprata dona un passo leggero, il cuore non è pesante. Il viaggiatore lo sa: è solo un arrivederci.