Numero
11

L’isola che non c’è

L’isola che non c’è L’isola che non c’è

Omero la chiamava Nesis, l’isola, e racconta che la grande insenatura di Porto Paone abbia offerto protezione a Ulisse prima di recarsi verso la Grotta di Polifemo, che gli antichi collocavano nell’attuale Grotta di Seiano.

Nei racconti omerici Nesis era un’isola “di foreste ombreggiata e abitata da un’infinita nazione di capre”. Cicerone nelle Lettere a Bruto racconta di essere stato a Nisida, ospite di Bruto. Per alcuni storici nella residenza estiva che Bruto aveva fatto costruire su questa piccola isola dell’arcipelago flegreo fu organizzata la congiura contro Cesare, come racconta un ben documentato sito dedicato all’isola flegrea.

Oggi Nisida vive in disparte rispetto al resto della città. È un’isola, ma è collegata alla terraferma con una lunga lingua di cemento che la proietta verso Bagnoli, verso l’ex Italsider, esempio mal gestito di archeologia industriale. Quando la guardi dall’alto, dalle terrazze del Parco Virgiliano, Nisida sembra un’oasi di verde e di tranquillità, un luogo di una bellezza mistica dove rifugiarsi per ritrovare se stessi, per vivere a contatto con la natura e nel silenzio.

Non a caso gli storici raccontano che in epoca medievale, quando lungo la costa campana sorsero numerosi monasteri che rivestivano un’importante funzione culturale nel paese, anche Nisida ne ospitò uno. E da lì un abate di nome Adriano partì verso la Gran Bretagna per svolgere opera di evangelizzazione.

Sono stati tanti gli intellettuali che hanno decantato la bellezza di Nisida. In epoca romana Stazio, Plinio, che raccontò dei suoi asparagi, Seneca, Cicerone. Boccaccio nelle opere del periodo napoletano parla di Nisida come di un’isola piena di conigli. Pontano e Sannazaro la descrissero come una Ninfa nata dal mare. Per Cervantes Nisida era una donna bellissima che aveva fatto innamorare di sé due ragazzi napoletani.

Oggi Nisida ospita l’Istituto Penitenziario minorile, che la rende praticamente inaccessibile perché è un luogo molto protetto e controllato. Nell’800 si prese consapevolezza del fatto che per assicurare il recupero dei detenuti era necessario garantirgli una migliore qualità della vita. Così la torre di guardia di Nisida, dalla forma circolare, fu trasformata in un carcere. La torre godeva di una posizione privilegiata, perché si trovava in alto, a strapiombo sul mare, in un luogo magnifico dal quale difficilmente si poteva evadere, ma contemporaneamente era vicino alla città.

«Nisida è un'isola e nessuno lo sa!»
Edoardo Bennato - “Nisida”

Quella struttura, che Benedetto Croce ebbe l’occasione di visitare e raccontare in un articolo pubblicato sul Mattino dal titolo “Napoli nobilissima”, in epoca borbonica ha avuto prigionieri illustri come Carlo Poerio e Michele Pironti, e solo dopo la caduta dei Borbone fu trasformato in un istituto di pena per i minori.

Oggi Nisida è collegata alla città, ma dell’isola conserva il carattere solitario e selvaggio.