Non sembra, ma quelle montagne bianche scintillanti sotto il sole sono sempre state l'oro di Sardegna. Il sale era ricchezza sin da prima delle invasioni barbariche.
Avviata dai Fenici e proseguita dai Romani, la storia plurimillenaria delle saline sarde passò attraverso le difficoltà dei secoli dal V al X, quando la produzione era legata solo alle esigenze locali. Il sale tornò un'attività commerciale importante all'inizio del XI secolo, con un rigido controllo statale (attraverso i giudicati) ma da sempre oggetto di commerci.
Le prospettive di guadagno facevano gola a tutti: dai monaci di San Vittore di Marsiglia, monopolisti fino alla fine del XII secolo, ai commercianti pisani e genovesi, fino ai conquistatori dell'isola, di volta in volta aragonesi, spagnoli, sabaudi. Per chi aveva la disgrazia di nascere nei villaggi vicino alle saline, il servizio gratuito coatto era una condanna, che fu abolita solo nel 1836, con la fine del feudalesimo.
Ma sparito il ricordo della servitù, il fascino di una produzione arcaica resta intatto. E questo vale ancora di più per le saline Conti Vecchi di Cagliari, che risalgono ai Romani e che sorgono accanto allo stagno di Molentargius, oasi naturalistica di 500 ettari fra i comuni di Cagliari e Quartu Sant'Elena, dotata di fauna unica e protetta da convenzioni internazionali.
Persino Elio Vittorini definiva il capoluogo sardo attraverso questa ricchezza, raccontando la città «logora di stagni e saline, che sembrano spazi vuoti, spazi puri». E il nome stesso dello specchio d'acqua fa riferimento all'epoca del sale: stagno de Is Molentargius vuol dire letteralmente stagno “dei padroni di asini”, ovvero degli allevatori che fornivano il trasporto animale per il sale prodotto localmente.
Scampato alla bonifica che salvò i sardi dalla malaria spazzando via altre zone umide dell'isola, Molentargius è un paradiso per naturalisti, ospitando oltre 180 specie di uccelli, a partire dai celebrati fenicotteri rosa, per arrivare a cavalieri d'Italia, aironi, polli sultani e altre specie rare o persino in via di estinzione.
Un consiglio speciale: chi non si accontenta delle visioni comuni può provare ad aspettare, se è fortunato, la visione del volo dei fenicotteri a un'ora tarda della notte, quando la città dorme e si riesce a percepire il fruscio delle ali. La V rovesciata dello stormo in formazione, illuminata dalle luci cittadine sullo sfondo blu petrolio del cielo cagliaritano, è uno spettacolo che non si dimentica.