Conosciuta per lo più come residenza napoletana del Presidente della Repubblica italiana, Villa Rosebery è uno splendido esempio di edificio aristocratico Ottocentesco che regala una vista unica sul Golfo di Napoli.
La prospettiva è quella di Posillipo, quartiere in cui l’ufficiale Giuseppe De Thurn – brigadiere di marina della flotta borbonica – decise di acquistare i terreni e poi costruire la residenza nel 1801. All’epoca, la vocazione era principalmente agricola: orti, frutteti e vigne si estendevano lungo le proprietà che diradavano pian piano sul mare da una collinetta alta circa quaranta metri. Era la Pausilypon d’epoca Romantica, quando la classe militare e nobiliare cittadina – forte degli echi che provenivano da tutta Europa, dalle scoperte di Pompei ed Ercolano e dal Grand Tour – sottolineava il suo prestigio tramite sontuose costruzioni in stile neoclassico.
Dopo il decennio napoleonico, dal 1806 al 1816, i Borbone si riappropriano del trono di Napoli e, con esso, di tutte le proprietà confiscate dai francesi. Compresa, ovviamente, Villa Rosebery, che da allora fu interessata da profondi lavori di riassetto e restauro. Anzitutto la parte “naturalistica”: quelli che erano spazi dedicati alla coltivazione diventarono un sontuoso parco circondato da alberi, siepi e aiuole adornate, sullo stile delle grandi residenze reali già presenti in Campania, dalla Reggia di Caserta alla Reggia di Portici. La Villa, infatti, si stava trasformando pian piano da fondo agricolo a vera e propria residenza privata.
Il motivo fu urbanistico. Dopo la sua restaurazione a sovrano, Ferdinando IV completò il progetto di espansione della città verso Occidente, con una strada che dal porto di Mergellina portava verso Bagnoli, passando – per l’appunto – da Posillipo. Quello che era un quartiere di campagna, si andava trasformando ben presto in un quartiere residenziale per aristocratici e nobili.
I nuovi proprietari della Villa, acquistata nel 1820 dalla principessa di Gerace e dal figlio don Agostino Serra di Terranova, pensarono quindi di assecondare questo progetto di sviluppo salvaguardando, al contempo, l’anima incantata del luogo. Se poco distante la vita mondana della borghesia cittadina cominciava a brulicare per le strade, la Villa restava nella sua dimensione sospesa nel tempo, dove il mare era possibile non solo guardarlo, ma anche raggiungerlo con facilità percorrendo i verdi sentieri del parco. Fino a sentire la risacca delle onde infrangersi lungo le coste di tufo che circondano Posillipo. Villa Rosebery e il mare continuavano a intrattenere un rapporto di scambio simbiotico, pur con le trasformazioni urbanistiche che ambivano a fare di Napoli una moderna metropoli.
Due piccoli edifici a picco sul mare – una sorta di dépendance della Villa principale, chiamati “Casina a Mare” e “Piccola Foresteria” – furono affidati ai coloni del posto, fino a che poi, alle soglie del ‘900 e dopo alcuni passaggi di proprietà che non apportarono modifiche significative – la Villa non fu acquistata nel 1897 da Lord Rosebery, uomo politico britannico, già primo ministro del suo Paese. È con lui che la Villa diventa definitivamente luogo “appartato” rispetto alla vita mondana della città, dove il Lord amava intrattenersi durante i suoi soggiorni partenopei.
La manutenzione di un edificio così sontuoso, e soprattutto di un parco circondato da specie arboree che avevano bisogno di attenzione e cure pressoché giornaliere, diventarono però ben presto troppo onerosi, persino per Lord Rosebery e per il governo inglese. Nel 1932 fu quindi sancito l’atto di donazione gratuito allo Stato Italiano. Fu così che la Villa divenne prima residenza reale per i Savoia, e poi – caduta la monarchia – residenza presidenziale.
Ancora oggi, il colpo d’occhio lascia senza parole. L’imponente stile Ottocentesco della Villa domina il profilo della collina di Posillipo. Dal mare, si ammirano le forme neoclassiche immerse nel verde delle cycas, degli oleandri, delle palme e degli hibiscus, che colorano e profumano una parte di città ancora oggi sottratta al caos e alla routine quotidiana. Un piccolo Paradiso su cui poggiare lo sguardo, magari mentre si è cullati in barca dalle onde del Golfo o durante una gita in kayak dalle vicine Rocce Verdi o Marechiaro.