Numero
08

La vita al tempo dei nuraghi

La vita al tempo dei nuraghi La vita al tempo dei nuraghi

La tradizione nuragica rivive in Sardegna in moltissimi luoghi, ma ce n’è uno dove il tempo è trascorso senza lasciare tracce troppo aggressive e dove è più facile che altrove immaginare come fosse la vita nell’anno 1000 a.C.: il sito nuragico di Santa Cristina.

Sorto su un altopiano di basalto nella provincia di Oristano, non lontano da Paulilatino, quello di Santa Cristina è un posto di grande fascino e di altrettanto grande mistero. È un luogo pieno di luce addolcito dai colori e dai profumi della macchia mediterranea, ma con tratti di buio profondo. È un luogo di storia e di storie antiche, ma anche di immaginazione, perché chiunque si ritrovi davanti a queste costruzioni rupestri così magnificamente conservate, non può fare a meno di accendere la fantasia e sentirsi parte di un altro mondo e di un’altra epoca.

Il pozzo è l’opera architettonica più famosa: poco più di venti gradini coperti da un architrave che conferisce loro la forma di una scala rovesciata, che scendono nel ventre della terra dove finalmente si trova l’acqua. Si chiama pozzo di Santa Cristina per la vicinanza all’omonima chiesa rupestre risalente all’XI secolo. Dall’esterno ha una forma trapezoidale così perfetta, che l’archeologo sardo Giovanni Lilliu lo ha definito “il culmine dell’architettura dei templi delle acque”.

“Rappresenta il culmine dell’architettura dei templi delle acque”
Giovanni Lilliu - archeologo

Attraverso le scale dal chiarore del sole si scende verso il buio della terra, ma a ogni equinozio avviene un fenomeno che contiene in sé qualcosa di sacro: la forza della luce arriva a illuminare il fondo del pozzo, riflettendosi sull’acqua. Ed era proprio l’acqua la protagonista dei culti che anticamente venivano praticati qua, perché il pozzo era legato a riti religiosi e pellegrinaggi che mettevano insieme intere comunità.

E i culti delle acque sono stati forse la massima espressione della Sardegna protostorica. Ancora oggi l’acqua arriva nella vasca, mantenendo un livello sempre costante. E ancora oggi i pellegrini che in occasione della novena di maggio vengono qui in onore di Santa Cristina, oppure a ottobre per l’Arcangelo Raffaele, possono soggiornare nei muristenes, le tipiche casette di pietra all’interno del villaggio, circondate da ulivi secolari.

Ma per qualche studioso Santa Cristina non è stata solo un luogo legato ai riti dell’acqua, ma aveva una funzione in più: controllare il ciclo della luna in un arco temporale di diciotto anni e prevedere così le eclissi. Lo sostiene il ricercatore Arnold Lebeuf nello studio “The nuragic well of Santa Cristina”. Lebeuf è una mosca bianca perché sono in pochi ad appoggiare questa teoria. Ma per un turista che arriva qui, ogni idea è uno spunto per vivere nuove suggestioni e antiche atmosfere.