Quando a Sorrento viveva Poseidon

Quando a Sorrento viveva Poseidon

Nipote dell’imperatore Augusto, cresciuto sotto l’alone protettivo dell’influente Gens Giulia, unico erede di sangue reale, Marco Vipsiano Agrippa Postumo aveva tutti i crismi per diventare l’uomo più potente di Roma.

Ma essere parente del divino Augusto serve a ben poco se la tua indole è sorda e ribelle. Il temperamento violento e l’incapacità politica si tradussero addirittura in un esilio per il giovane Agrippa che nel 6 d.C., a soli 18 anni, venne prima allontanato per un anno a Sorrento per poi essere confinato definitivamente nell’isola di Pianosa dove fu assassinato otto anni dopo in una congiura.

Tutto sommato il soggiorno obbligato in Costiera fu una svolta per Agrippa, che era stato sì ripudiato, ma era pur sempre il nipotino dell’imperatore: il suo non era l’esilio di un deportato politico, ma del rampollo più rispettato di Roma.

Approdato nella ridente Sorrento, il principe si dedicò alla sua smaniata passione per la pesca. Un hobby non di poco conto per uno che si faceva chiamare Poseidon. Praticò questo passatempo proprio nel luogo del suo esilio, una lussuosa villa di famiglia sul mare con annessa peschiera per l’allevamento ittico di specie pregiate. Roba da far invidia ai paperoni dell’Urbe!

Oggi sono ancora visibili i ruderi di quella sfarzosa residenza, a partire dalle rampe cavate sul costone di roccia tufacea. Il complesso è inglobato nell’Hotel Bellevue Syrene e nello stabilimento balneare Bagni Salvatore. Ci si può arrivare percorrendo una piccola stradina che passa dietro al lido davanti alla quale sono ormeggiate delle graziose barche a vela latina.

Qui si nascondono incredibilmente due ninfei, che creavano un’imponente scenografia atta a stupire e creare spazi di grande pace e bellezza. Il Minore era rivestito da mosaico vitreo, mentre il Maggiore era decorato con incrostazioni calcaree, la cosiddetta schiuma di mare. Al suo interno erano presenti cascate d’acqua grazie a un complesso impianto idraulico. Una gioia per gli ospiti che attraccavano.

Nella peschiera si può entrare dolcemente a bordo di un kayak o a nuoto, facendo attenzione agli scogli a fior d’acqua all’ingresso dell’antro. Qui l’odore del mare è forte, si attacca sulla pelle, e vi è un’eco silenziosa che si diffonde nella grotta smorzando i rumori delle imbarcazioni esterne.

All’epoca l’acqua del mare era circa un metro più bassa come si nota da molte strutture oggi sommerse, comprese le banchine di camminamento all'interno della grotta. L’umidità era tale da renderla un'ottima cella per l’allevamento di orate e murene tanto agognate dai patrizi.

«…rudem sane bonarum artium et robore corporis stolide ferocem, nullius tamen flagitii conpertum»
«… assolutamente disadorno di buone qualità, stoltamente brutale per robustezza di corpo ma, nonostante ciò, innocente di qualsiasi colpa»
Tacito – “Gli Annali”

Gli oltre 2.000 anni di storia, raccontati da innumerevoli saccheggi e corrosive mareggiate, hanno polverizzato questa straordinaria abitazione. Ma tutt’oggi, osservando il mare da qui, si può immaginare la vita gaudente che conduceva Agrippa.

Le sinuose gallerie scavate nella roccia, i canali artificiali dove sgorgavano le sorgenti d’acqua e i ninfei ormai spogli con il sale cristallizzato tra le linee dell’opus reticulatum regalano una suggestione unica, ridando un pizzico di credibilità allo sfortunato Poseidon sorrentino. Un giovane ingenuo e bizzarro, ma vittima di un’impetuosa propaganda politica che ha infangato la sua figura nella storia.

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