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Tra le piante dell’antica Scuola Medica

Tra le piante dell’antica Scuola Medica Tra le piante dell’antica Scuola Medica

Si è portati a credere che verde, fiori e piante non possano fare rima con città, centro e palazzi, ma è un errore: alcuni dei giardini più emozionanti si trovano nel cuore delle nostre città. Basta sapere dove cercarli. A Salerno, per esempio.

Il Giardino della Minerva, poco distante dalla Cattedrale, è una sintesi su terrazzamenti di natura, storia e bellezza, con una prospettiva mozzafiato sulla città e sul mare. Si articola su più livelli, tra le aiuole, le fontane e le terrazze raccordate da una lunga scala coperta con un pergolato: una passeggiata ombreggiata, scandita dal rumore dell'acqua.

La visita al Giardino non è solo una piacevolissima esperienza sensoriale, è anche l'occasione per conoscere e approfondire la storia di un'istituzione importantissima per la città, la celebre Scuola Medica Salernitana. Il Giardino, infatti, nasce proprio come uno dei luoghi di conoscenza della scuola i cui membri, fondendo il sapere teorico con quello pratico, erano esperti di veleni e di antidoti preparati a partire dalle piante.

La fama dei medici e dei loro preparati stimolò la fantasia di Boccaccio che dedicò una delle sue Novelle a tale Mazzeo della Montagna, da identificare con Matteo Silvatico: nel racconto l’uomo prepara un distillato per anestetizzare e inavvertitamente questo viene bevuto dall'amante della moglie, dando il via ad un simpatico equivoco. Boccaccio fa riferimento alla “spongia soporifera” una spugna imbevuta in un preparato a base di erbe utilizzata per anestetizzare i pazienti.

Matteo Silvatico, celebre membro della Scuola, era un esperto conoscitore delle piante e scrisse un'opera, le Pandette, in cui elencò centinaia di specie fornendone il nome, la descrizione e, ovviamente, le proprietà.

Proprio Silvatico agli inizi del secolo XIV decise di realizzare un "giardino dei semplici", sfruttando un giardino già appartenente alla sua famiglia. Qui gli studenti apprendevano i nomi dei "semplici", cioè le piante con proprietà medicinali (medicamentum simplex), provenienti anche da luoghi molto lontani, e ne studiavano le virtù: era a tutti gli effetti un precocissimo esempio di orto botanico.

«Si tibi deficiant medici, medici tibi fiant haec tria: mens laeta, requies, moderata diaeta»
«Se ti mancano i medici, siano per te medici queste tre cose: l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta»
Manifesto della Scuola Medica Salernitana

Dopo la fase medievale il Giardino di Silvatico ha avuto una lunga storia ed oggi si presenta nella sistemazione avvenuta nel ‘600, con fontane scenografiche e terrazzi. Conserva la memoria del suo passato di orto botanico, di luogo della conoscenza: tra i cartellini delle sue aiuole si leggono nomi di piante che suggestionano la fantasia, come la mandragora.

Per il suo potere anestetico era utilizzata nella preparazione della “spongia soporifera”, ma ad essa erano riconosciute anche proprietà afrodisiache e contro la sterilità. Molto utilizzata e parecchio temuta: c’era infatti la credenza, bollata da Silvatico come “fantasia”, che la radice avesse sembianze antropomorfe e chiunque si accingesse ad estirparla doveva stare ben attento perché il pianto emesso dalla radice portava alla morte sicura.

Nel medioevo gli uomini ricreavano nei giardini l’ordine e l’armonia che non riuscivano a trovare nel caos delle campagne fuori le mura delle città; a distanza di secoli nel Giardino della Minerva si può rivivere quella stessa esperienza, inebriandosi di profumi e di storia.