Una passeggiata al tramonto al Parco Virgiliano è un'esperienza intima. Non conta quanta gente ci sia intorno, perché i colori della natura e del paesaggio circostante sul finire del giorno sono così struggenti da accendere antichi sentimenti e vecchie nostalgie accantonate in qualche angolo della memoria.
I nonni un tempo lo chiamavano Parco della Rimembranza, in onore dei morti della Prima Guerra Mondiale, e forse quel nome ancora oggi ne rispecchia l'anima. La rimembranza porta con sé una nota dolente e malinconica che il parco ancora oggi rivela, tra le ombre dei lecci e le increspature del mare in lontananza.
Al Parco Virgiliano si va per camminare, accolti dalle chiome fluenti degli ulivi. Si va per correre, facendo attenzione a non inciampare nel sottobosco mediterraneo profumato di mirto, rosmarino, fillirea. Si va per meditare distesi sui prati, con lo sguardo rivolto verso il cielo. Si va per respirare o per ritrovare se stessi davanti a un panorama che ha qualcosa di letterario: Procida, Ischia e Capri finalmente insieme, senza antagonismi.
Nisida con il suo porticciolo colorato e il carcere minorile protagonista di tanti romanzi e racconti. Il Golfo di Pozzuoli e di Bacoli, la punta di Capo Miseno, il Vesuvio sempre vigile, anche da lontano, l'ex Italsider, testimonianza di un passato con aspirazioni industriali. E poi le imponenti rocce di tufo giallo della Baia di Trentaremi, che riservata e solitaria, si concede allo sguardo solo dei naviganti e di chi ha l'opportunità di affacciarsi da una delle terrazze di cui è fatto il parco.
Si potrebbe trascorrere ore a guardare questo paesaggio senza avere mai la sensazione di perdere tempo. Adagiato sulla collina di Posillipo su oltre novantamila metri quadrati di estensione, lontano da abitazioni, locali e confusione, il Virgiliano nacque tra gli anni Venti e Trenta, in piena epoca fascista, e per assecondare i sogni di gloria di quel momento storico fu chiamato Parco della Vittoria o della Bellezza.
Soltanto dopo, grazie all'intervento del pedagogista napoletano Guido della Valle, fu ribattezzato Parco Virgiliano, in onore del poeta latino, protettore laico della città, le cui spoglie ancora oggi giacciono a Piedigrotta, a pochi chilometri da qui, in un luogo dal nome simile: Vergiliano o “parco della tomba di Virgilio”.
È così raro trovare a Napoli spazi di verde lontani dai clacson delle auto e dal fumo dei motorini, che ogni volta ci sia bisogno di silenzio e di aria il Virgiliano diventa una scelta quasi inevitabile, soprattutto d'estate, quando la voglia di evasione spinge ad allontanarsi dalla città.