Numero
28

Un romantico Ministeriale

Un romantico Ministeriale Un romantico Ministeriale

Erano i primi del Novecento, quando l'Europa era contesa tra i fasti della Belle Époque e le tensioni che annunciavano la Prima Guerra Mondiale. Un giovane Francesco Scaturchio, di professione pasticciere, era seduto ai tavoli del Salone Margherita, che all'epoca trovava la sua dimora nei sotterranei della Galleria Umberto a Napoli. Una sala per canti, balli e spettacoli, dove proprio quella sera doveva esibirsi Anna Fougez: cantante e attrice, stella dei varietà dell'epoca. 

Leggenda vuole che Francesco Scaturchio si trovasse lì come corteggiatore della celebre cantante. E che, per un felice caso del destino, quest'ultima si accorgesse di lui seduto fra il pubblico. La sera stessa, dopo lo spettacolo, andarono al vicino bar Gambrinus, dove Anna chiese al giovane Francesco un pegno d'amore a dimostrazione della lealtà dei suoi sentimenti.

Da bravo pasticciere, Scaturchio immaginò un dolce. Dopo lungo pensare, realizzò un cioccolatino delicatamente croccante all'esterno con un ripieno morbido e cremoso, reso ancora più avvolgente dall'aggiunta di un liquore di cui ancora oggi la ricetta è segreta.

L'intenzione di Scaturchio era metaforica: «È difficile rompere la crosta delle tue difese – disse all'amata, porgendole il pegno amoroso - ma che premio per chi conquista il tuo cuore!». Forse è andata così, o forse no. Forse, come spesso accade, la Storia si unisce inestricabilmente al romanzo.

Fatto sta che ancora oggi questo dolce, brevetto del marchio Scaturchio, delizia i palati dei napoletani e dei visitatori che giungono in città. Nella sede storica di piazza san Domenico, cuore del centro storico, sono tanti coloro che si accomodano ai tavolini esterni, accompagnando il cioccolato con un limoncello o un buon caffè. 

Ed eccoci giunti al disvelamento del nome di questo dolce: il Ministeriale. Come mai un nome così apparentemente “burocratico” per una storia così romantica? Il motivo è di carattere quasi amministrativo.

Francesco Scaturchio avrebbe voluto chiamarlo Anna, come la sua Fougez, ma in seguito la ditta fu talmente fiera di questo cioccolatino così peculiare da volerlo proporre a sua maestà in persona, Vittorio Emanuele III di Savoia. Iniziò così una lunga trafila tra ministeri e uffici, con autorizzazioni che andavano e venivano, partivano e poi tornavano indietro. Divenne, insomma, un caso “ministeriale”.

Nel 1920 il re assaggiò finalmente il dolce. Da allora, sulla crosta esterna di cacao amaro, è impressa la feluca dei ministri. Scaturchio divenne così fornitore ufficiale della casa reale di Savoia; mentre Anna, lontana da Napoli, continuò la sua carriera nello spettacolo. Un fugace momento d'amore reso immortale da un'idea e da un dolce.