Is Arutas è un lembo di mare incantevole, a pochi chilometri da Cabras e da Oristano. Siamo sulla costa Ovest della Sardegna, quella che guarda alle Isole Baleari e alla Spagna. Qui tutto sembra sospeso nel tempo, al ritmo pacato scandito dalle onde marine e dal volo degli uccelli.
Una stradina sterrata ci conduce verso l’entroterra. In lontananza appaiono alcune case basse, disposte in fila, ordinatamente, quasi a formare un plotone a guardia dell’abitato. Scendiamo dall’auto e, dopo pochi passi, una piazza quadrata si apre davanti allo sguardo. Un villaggio.
Un villaggio che sembra uscito, perfettamente intonso, da un film western: la polvere che si alza al primo refolo di vento, le abitazioni che non sfigurerebbero come Saloon o Posade, uno spazio aperto dove immaginare quei duelli resi famosi dal genere “Spaghetti Western” e dal regista Sergio Leone.
San Salvatore di Sinis è uno dei borghi più antichi della Sardegna (e quindi al mondo), costruito sopra un cimitero d’epoca nuragica; ma è stato anche, non a caso, set perfetto per alcuni film del genere Western, come “Giarrettiera Colt” (1967) e “Dio perdoni la mia pistola” (1968), prima che le esigenze produttive del cinema italiano imponessero di ricreare spazi e location negli studios di Cinecittà a Roma.
Il piccolo borgo, la piazza e poche stradine, si regge su quest’atmosfera di perenne pausa e sospensione. Del tutto disabitato durante l’anno, meta di vacanze estive per chi viene da Oristano o dai paesi vicini, San Salvatore di Sinis si sviluppa intorno alla chiesa omonima – risalente al ‘600 – che a sua volta sorge su un antichissimo ipogeo pagano, le cui ultime iscrizioni risalgono al IV secolo dopo Cristo.
Il fulcro dell’abitato, come fosse il nucleo da cui tutto ebbe origine, è un pozzo d’età nuragica le cui acque si ritenevano curative per la salute umana. Non è un caso che proprio qui, in epoca Greca e successivamente Romana, si venerasse il culto del dio della Medicina Asclepio.
Oggi San Salvatore conserva il fascino dei muri in pietra che ricordano gli scorci dell’Almeria o del Nuovo Messico. Le piccole abitazioni, edificante intorno al Diciassettesimo Secolo – quando fu costruita anche la Chiesa – hanno un nome: sas cumbessias, e ospitavano i pellegrini durante le novene in onore del Santo Patrono, i cui festeggiamenti cadono nella prima settimana di settembre, quando si dà vita a uno degli eventi sacri più sentiti di tutta la Sardegna: la Corsa degli Scalzi.
Una processione composta da circa 800 curridoris che, statua del Santo in spalla e saio bianco, si dirigono a piedi nudi lungo le vie sterrate, verso la chiesa di Santa Maria Assunta di Cabras. Per poi fare ritorno alla parrocchia, il giorno dopo, riportando indietro la statua.