Numero
24

Il mare di Roma

Il mare di Roma Il mare di Roma

Il vento che soffia dal Tirreno respinge verso l'interno le acque del Tevere, deviate nel canale navigabile, accanto alla Darsena di Fiumicino, dove la Città Eterna incontra il mare.

Alla fine del molo, sotto la vecchia lanterna, qualche irriducibile amante del mare si lascia avvolgere dagli schizzi, con le onde che sembrano irritate dal non poter trascinare via le rocce. Dando le spalle al molo, i pescatori, sazi di ottimismo e di aria salmastra, si ostinano a cercare spigole e orate arrivate sotto la scogliera, anche quando le nuvole sembrano basse e promettono acquazzoni.

La passeggiata dove il canale si sporge dal profilo della costa è una scelta da buongustai: non ci sono spiagge bianche, l'acqua è quella dei porti. Ma basta respirare a pieni polmoni per capire come mai c'è sempre movimento sui moli, passanti che saltellano tra le reti distese e le gomene che asciugano, pescatori che impilano cassette di calamari e di muggini, bambini incuriositi dal movimento dei granchi ancora vivi.

Il momento giusto, quello capace di far assaporare la magia quasi incomprensibile della Darsena, è il ritorno dei pescherecci, con il cielo che si colora di rosa. L’arrivo senza fretta, l'acqua che si divide davanti alle prore e sbatte sul cemento, le operazioni di ormeggio diventate ormai routine, sulle bitte mangiate dal sale.

La colonna sonora è imperdibile: stridi di uccelli eccitati dalla prospettiva di qualche scarto di pesce, grida di saluto, ordini in romanesco e in arabo – ché gran parte degli equipaggi arriva dalla Tunisia - qualche sirena ogni tanto, e il chiacchiericcio delle contrattazioni per due cassette di gamberi e una di polpi.

Bastano pochi minuti e la Darsena si affolla. Alì, un pescatore tunisino, improvvisa la sua bancarella direttamente sul cemento, ma non cede sul prezzo del pescato perché – sorride e scherza - un vecchio detto dice che al primo cliente non si fa sconto, altrimenti non si vende più niente.

Ogni tanto i pescatori più spregiudicati scaricano cassette di spigole tutte uguali, cercando di convincere i visitatori ingenui che è il bottino di una giornata fortunata. Peccato che ormai anche i più inesperti riconoscano il pesce di allevamento, così la contrattazione finisce in fretta, e persino i gabbiani che sorvegliano il viavai dall'alto come se fossero i guardiani del porto, sembrano avere sguardi sarcastici.

Ma il mistero del mare è anche lì, nella dimensione di frontiera senza regole. È una distanza mentale incolmabile, è la lontananza di quello che si nasconde sotto le onde e che attira, perché nessuno potrà mai comprenderlo fino in fondo.