Benevento città dell'arco di Traiano, delle streghe, del liquore dal colore dorato e dal profumo speziato. Ma soprattutto Benevento città dei longobardi, che arrivarono qui tra i secoli VI e VII d.C. e costituirono il centro più importante della Langobardia minor.
Proprio nella città campana c’è uno dei “luoghi del potere dei longobardi” che l’UNESCO nel 2011 ha riconosciuto come patrimonio dell’umanità.: si tratta della chiesa di Santa Sofia, fatta erigere nel secolo VIII da Arechi II, prima duca e poi principe longobardo. Ancora oggi, nonostante i terremoti e i rifacimenti subiti, essa conserva il fascino medioevale, in particolare negli affreschi, importanti frammenti di un luminoso passato.
Appena accanto alla chiesa, oltre un cancello, c’è un spazio in cui il tempo sembra sospeso, immerso in un profondo silenzio. È il chiostro. Oggi nei suoi corridoi è stata allestita una sezione del Museo del Sannio, ma un tempo lì giravano i benedettini, e prima ancora le monache benedettine, che proprio Arechi II aveva voluto per il nuovo monastero. Questo era un luogo sì di preghiera, ma anche di cultura per la presenza di uno scriptorium, in cui si sviluppò la celebre scrittura beneventana.
Favoriti dalla quiete, chiusi in un recinto che lascia il mondo all’esterno, mentre si visita il chiostro non è difficile immaginare quei monaci immersi nelle loro letture o assorti nella contemplazione, oppure intenti ad osservare i dettagli dei capitelli che decorano le colonne.
Esili e numerose, corrono sui quattro lati del chiostro, alcune accoppiate da un nodo, decorate con capitelli diversi tra loro, che hanno una forma un po’ insolita, quasi di trapezio, in architettura detta a “stampella”. Sono tutte caratteristiche che richiamano alla mente l’arte romanica, e, infatti, il chiostro odierno fu realizzato proprio nel secolo XII, quando era abate Giovanni IV.
“Perpetuis annis stat quarti fama Johannis, per quem pastorem domus hunc habet ista decorem”
“Una fama perpetua resti a Giovanni IV. È a lui come pastore che questa casa deve la sua bellezza”Iscrizione su un capitello del Chiostro
Lo sguardo vorrebbe comprendere tutto insieme questo angolo di paradiso, ma le colonne impongono un ritmo all’attenzione, bisogna soffermarsi su ognuna, perché ogni capitello ha una storia da raccontare. Non ci sono solo, come pure ci si aspetterebbe, immagini legate alla fede, ma anche un’articolata gamma di personaggi intenti in azioni tutte umane.
Gli scultori hanno adeguato i rilievi allo spazio ristretto del capitello, non tralasciando dettagli fantasiosi inseriti in piccole scene cariche di significato. Tra queste ci sono uomini intenti a vendemmiare: fanno parte del ciclo dei mesi la decorazione che illustra l’anno e le stagioni attraverso le attività agricole. Inoltre, per facilitarne la lettura, ogni capitello riporta sul lato corto il nome del mese, proprio come in un calendario fatto di immagini.
C’è una decorazione dedicata alla vita di Cristo, una che riporta il tetramorfo, ovvero un’immagine costituita dai quattro simboli degli evangelisti, e alcuni temi biblici. Piccole, piccolissime figure che però non sfuggono all’occhio abituato a scrutare questi dettagli. E come non notare i tanti capitelli dedicati a scene di battaglie: cavalieri che si affrontano, animali che si attaccano, ma anche un elefante, draghi e centauri. Un appassionante bestiario medievale in pochi centimetri quadrati.