Numero
19

L’inquietudine del Gigante

L’inquietudine del Gigante L’inquietudine del Gigante

Un vecchio adagio popolare vuole che a Napoli pure le fontane non riescano a stare ferme. Pervase dalla caotica inquietudine che percorre questa grande Capitale del Mediterraneo, hanno cambiato spesso collocazione secondo i diversi assetti urbani che si sono succeduti nel tempo.

È il caso della Fontana del Nettuno, che oggi si trova a  piazza Municipio dopo lungo peregrinare. Ma, soprattutto, della Fontana del Gigante. Una delle opere monumentali più maestose della città.

Erano gli inizio del 1600 quando a Domenico Fontana, archistar dell’epoca, venne affidata la risistemazione di quello che sarebbe diventato Largo di Palazzo (oggi piazza del Plebiscito) attraverso la costruzione del Palazzo Reale. Fontana, oltre al progetto della reggia napoletana, pensò anche a una grande fontana che chiudesse la prospettiva della piazza verso il mare.

Su commissione del viceré don Antonio Alvarez di Toledo, chiamò così due grandi scultori dell'epoca: Pietro Bernini (padre di Gian Lorenzo) e Michelangelo Naccherino, che regalarono alla città la grande fontana che prese il nome “del Gigante”, dal nome di un'antica statua rinvenuta a Cuma e situata in quel punto dello slargo.

Da allora la fontana cominciò a viaggiare. Prima al porto, al varco dell’Immacolatella; poi nella zona di piazza del Carmine; poi ai giardinetti di via San Pasquale a Chiaia, fino all'attuale posizione: sul Lungomare di via Partenope. Uno dei punti più ammirati della Napoli contemporanea.

Così la fontana ha ritrovato il suo intimo contatto col mare, richiamato dalle divinità marine poste nei fornici laterali (opera di Pietro Bernini) da cui un tempo sgorgava l'acqua che si riversava nella vasca mistilinea sottostante.

Ai lati della fontana si aprono le figure di due cariatidi con cornucopie, opera di Naccherino e simbolo di rigogliosità e abbondanza. Come l'omologa fontana del Sebeto, sul Lungomare che guarda a Mergellina, anche la Fontana del Gigante nasce infatti con uno scopo che potremmo definire propagandistico: onorare la figura dei viceré, il cui stemma si trova non a caso scolpito in cima al monumento, fra quello reale (più grande, al centro) e quello della città.

La fontana del Gigante è quindi l'emblema di un periodo storico che vide profondi cambiamenti urbanistici in città, con la creazione dell'asse di via Toledo e del reticolo dei quartieri spagnoli.