Le antiche porte romane danno al paese un'aria così antica che quando le si attraversa sembra di fare un salto indietro nel tempo.
Il ritmo di vita lento e silenzioso e la quasi assenza di rumori di macchine aiutano nell’immaginazione. Proprio al centro del paese scorre la cascata dei Cavaterra, che fa un salto fortissimo grazie alla resistenza del marmo di peperino di cui è fatta la scarpata.
Nepi è un piccolo gioiello della Tuscia viterbese, famoso proprio per le sue mura e per la sua acqua dal sapore leggermente frizzante. Ma è lasciandosi il borgo alle spalle e andando in esplorazione della natura circostante che si scopre un vero e proprio paradiso nascosto: la cascata del Picchio.
Dodici chilometri di avventura e di natura incontaminata. Il bosco fitto e ombroso che permette a pochi raggi di filtrare creando dei riflessi sul sentiero polveroso. Ponti di legno che ricordano i film di avventura. Le acque del sorgente Tasso, che fanno da colonna sonora alla lunga camminata e che rinfrescano già solo a sentirle. I guadi, che permettono di passare da una sponda all'altra, restando sempre un po’ in bilico.
Ci sono tutti gli ingredienti perché l’avventura sia degna di questo nome. Si cammina, si sale, si scende, si passa il torrente, eppure la cascata non arriva mai. L'intensità del rumore dell'acqua stavolta non misura la distanza, perché dopo il terzo guado arriva il silenzio.
Tutto sembra immobile. Solo una gazza schizza tra un albero e l'altro e si fa fatica persino a riconoscerla. Si attraversa un'altra piccola porzione di bosco quasi con la sensazione di aver sbagliato strada, finché un grosso masso con una corda suggerisce che forse la meta non è poi così lontana.
E allora l'acqua ricomincia a suonare, cresce lentamente di intensità, finché in una sorta di anfiteatro naturale compare finalmente la cascata del Picchio, con il suo salto lungo e potente e con la sua scenografica bellezza.