Numero
19

La chiesetta della Sabina

La chiesetta della Sabina La chiesetta della Sabina

Immersa in una campagna che profuma di olio e di muschio, la Chiesa rupestre di San Donato va cercata. Va cercata seguendo un sentiero che parte da Castelnuovo di Farfa e si snoda tra prati e campi dove pascolano le pecore.

Prosegue lungo uno sterrato denso di arbusti, dove i berretti del prete puntellano il verde di rosa e di arancio, finché ce la troviamo sulla destra, alla fine di una piccola salita. Pochissime indicazioni per una delle chiese più antiche non solo della Sabina, ma dell’Europa intera. I documenti che ricostruiscono la storia di questo gioiello millenario sono custoditi nell’Abbazia di Farfa, che dista da San Donato una ventina di minuti di auto.

E le sue notizie risalgono al 768, quando San Donato era un semplice casale, il Ciciliano, donato con il consenso del Duca di Spoleto, Teodicio, proprio alla potentissima Abbazia di Farfa. All’epoca la chiesa non c’era ancora, mentre le prime notizie della sua esistenza risalgono all’817 - come raccontano le ricostruzioni storiche - quando dai documenti emerse che nel Casale Ciciliano vi era anche una chiesa, chiamata San Donato.

Nel 1046 San Donato divenne un castrum, ovvero un nucleo abitativo che visse fino al XIII secolo quando, un po’ più in alto rispetto alla chiesa, venne fondata l’attuale Castelnuovo di Farfa, che attirò buona parte della popolazione di San Donato.

Negli anni ‘90 del secolo scorso la chiesa è stata oggetto di un ciclo di scavi archeologici condotti dall’Università di Sheffield in Gran Bretagna proprio perché è considerata una delle rarissime testimonianze sia dell’epoca agricola romana che di quella medievale.

Dopo anni di incuria e di abbandono in cui l’edificio fu utilizzato anche come casa agricola, San Donato è stata restaurata grazie all’intervento dei comuni della Valle del Farfa, è stato ripristinato il volume e la forma originaria e oggi viene utilizzata come una stazione del museo dell’olio della Sabina.

Ed è meta di escursionisti curiosi che non si accontentano di camminare lungo il facile percorso che porta al fiume Farfa e al ponte medievale e scelgono di uscire dal sentiero principale per cercare proprio San Donato, ovvero l’espressione della storia di questo luogo.