Quando dal centro di Anzio si cammina verso la spiaggia più celebre della città, che Nerone scelse come luogo per la sua maestosa dimora tra cielo e mare, tra il promontorio dell’Arco Muto e il bianchissimo Faro di Capo d'Anzio, con un po’ di fantasia si può provare ancora a immaginare Agrippina che cammina in giardino respirando la salsedine portata dal vento.
In questa villa, Svetonio racconta che nel II secolo a. C. Augusto ricevette il titolo di Padre della Patria. A sud del faro che sovrasta la baia e la controlla quasi a proteggerla, sorgeva l’antico porto neroniano, oggi completamente sommerso. Le grotte che si aprono sulla spiaggia, dedicate all'imperatore Nerone con cui gli abitanti del posto conservano un rapporto strettissimo nonostante le ambiguità del personaggio, un tempo erano i magazzini portuali.
All'interno della villa, di cui oggi possiamo vedere solo le rovine, furono costruiti ninfei, terme, terrazze panoramiche affacciate sul mare, spazi dedicati al teatro e alla musica. Luoghi destinati all’otium. Oggi la spiaggia delle grotte di Nerone conserva quella sua antica e pregevole funzione perché è luogo di otium, soprattutto nelle tiepide e assolate giornate invernali, lontano dal caos dei bagnanti e dalla calura estiva.
La sabbia dorata, il mare limpido e a tratti roccioso, le falesie, le fessure nella roccia che delimita la baia, nascondiglio perfetto per chi scappa dalla folla o dal caldo, tutto è un omaggio all’otium e a quel modus vivendi della Roma antica, quando il tempo libero era un bene prezioso che si aveva il dovere di coltivare.