Numero
26

La torre che veglia su Atrani

La torre che veglia su Atrani La torre che veglia su Atrani

Si nasconde tra i pini marittimi che colorano i fianchi della Costiera Amalfitana. Compare e riappare in lontananza, tra le scale lunghe e articolate di questa costiera bella e impossibile.

Se ne sta lì la Torre dello Ziro, adagiata sullo sperone di roccia di tufo che sorge sul bordo del mare, separando Amalfi da Atrani, e veglia sulla vallata, sul porto, sui tetti delle case abbarbicate alla montagna, sui limoneti.

Per raggiungerla bisogna camminare un po’, in compagnia dei profumi della macchia mediterranea che nasce spontanea. L’incontro con un mulo carico di pacchi accende un sorriso e la fantasia. 

La mente si diverte iniziando a immaginare come fosse la vita al tempo dei Barbari, quando gli Amalfitani, per proteggersi dalle incursioni dei pirati, scelsero di insediarsi proprio qui, nel territorio di Scala, il borgo più antico della Costiera Amalfitana. Così vecchio e così ricco di storia, da custodire le rovine di quasi 150 chiese e i resti di antiche torri, tra cui quelli della Torre dello Ziro.

Nell’anno 1100 si chiamava Rocca San Felice, solo un secolo dopo divenne Turris Cziri e oggi, per la posizione di cui gode, sembra essere il Nume tutelare di questa terra. Quando si va alla Torre dello Ziro non c’è bisogno di cartine né di GPS. Atrani è la bussola che guida il cammino.

Fa capolino in lontananza, tra le cortecce degli alberi. La si riconosce dai tetti a loggia e dalle case bianche che risaltano sui colori scuri della roccia. Dapprima è un puntino sul mare, poi piano piano diventa più grande. Quando sembra di poterla toccare semplicemente allungando un braccio, vuol dire che siamo finalmente arrivati alla Torre dello Ziro. E il panorama tutto intorno, così scenografico da poter essere il set di un film, ce lo conferma.

Chissà che tormenti deve aver provato Giovanna d’Aragona quando fu rinchiusa insieme ai figli dai fratelli all’interno della torre. Senza libertà e senza vista sul paradiso. Era il 1500 quando la poveretta sposò giovanissima Alfonso Piccolomini duca di Amalfi, ma a vent’anni già rimase vedova e iniziò una relazione sentimentale con il servo Antonio Bologna, che poi sposò segretamente e dal quale ebbe dei figli.

Quando i suoi fratelli Carlo e Federico d’Aragona scoprirono l’accaduto, cercarono di separare gli amanti, inizialmente senza riuscirci. I due fuggirono ma furono presto ritrovati e la vendetta di Carlo e Federico fu senza pietà: Bologna fu ucciso e la povera Giovanna trascorse il resto dei suoi giorni murata viva insieme ai figli nella Torre dello Ziro, senza porte né finestre.

Se ci si appoggia sul muretto merlato che circonda la torre, dando le spalle al panorama, nel silenzio assoluto di questo luogo senza tempo, sembra di vederla ancora Giovanna, mentre si muove agitata alla ricerca di un espediente per mettere in salvo sé e i suoi figli.