La visione di una croce tra le corna di un cervo, durante una battuta di caccia, spinge un generale dell’imperatore Traiano a convertirsi al cristianesimo. Si chiama Placido, ma con il battesimo riceve il nome di Eustachio. Verrà arroventato in un bue di bronzo con tutta la sua famiglia e reso martire. Da qui ha inizio la nostra storia.
Bisogna fare un salto di mille anni fino al XII secolo. Nel comune di Scala, il più antico della Costiera Amalfitana, domina una delle più influenti famiglie dell’Italia meridionale: i d’Afflitto. Un cognome non casuale che, secondo una versione tramandata, richiamerebbe l’afflizione subita da un martire fondatore della nobile stirpe. Proprio Sant’Eustachio! E un antenato con aureola è un efficace lasciapassare in un mondo in cui si fondono religione e politica. Per bollare la discendenza divina non basta inserire l’iconografico cervo della tradizione sullo stemma del casato. Bisogna edificare una chiesa in onore del capostipite. Un edificio di culto che in realtà rappresenta il potere della famiglia scalese sul territorio.
La basilica viene realizzata proprio di fronte alla residenza dei d’Afflitto, una casa-torre sul Monte Aureo, postazione strategica tra Amalfi e Ravello. Ci troviamo a Minuta, una delle sei contrade di Scala, quella che conserva meglio le tracce di un florido passato medievale. Da una silenziosa piazzetta dove sorge la Chiesa dell'Annunziata dell’XI secolo, si scende lungo i terrazzamenti, tra strette e ripide stradine, che si inoltrano tra le case arroccate e disposte a forma di scala (da cui il nome della città). La basilica si incastra tra queste viuzze battute da muli, contadini ed escursionisti che si incamminano verso la straordinaria Valle delle Ferriere.
Varcando il cancello di ingresso, ci si trova davanti a dei ruderi che raccontano l’antica grandezza di Scala e il rapporto imprescindibile tra la chiesa e i suoi principi: la storia di Sant’Eustachio fu legata a quella dei D’Afflitto. La caduta della Repubblica Marinara di Amalfi, l’interruzione dei flussi commerciali e la conseguente crisi dell’aristocrazia locale portarono all’abbandono progressivo di Scala.
I d’Afflitto furono costretti a saldare i propri debiti vendendo alcuni beni della chiesa fin quando il declino non fu inarrestabile e il tempio venne gradualmente saccheggiato.
In origine si accedeva alla basilica da un atrio coperto con colonne a volte alla cui sinistra svettava un campanile a pianta quadrata. L’interno era diviso in tre navate separate da grandi colonne marmoree con capitelli classici, trasportati da varie zone del Mediterraneo come si nota da alcuni resti appoggiati sul pavimento. In fondo, dei gradini portavano a una cripta sottostante orientata ad est come tutte le chiese medievali.
La basilica aveva tre absidi cilindriche, le cui pareti esterne mostrano ancora decorazioni che richiamano il gusto islamico spagnolo ed africano: archi intrecciati con colonnine di marmo e pietre colorate creano motivi di un’eleganza sopraffina. Un piccolo belvedere alla base delle absidi ci permette di ammirare la loro folgorante bellezza. Da qui è possibile anche scrutare il mare con una veduta su Amalfi.
Oggi, anche se divorata dal tempo e dagli uomini, Sant’Eustachio mostra con fierezza il suo glorioso passato: quando Amalfi dominava il Mediterraneo e i d’Afflitto erano i protagonisti di una delle stagioni più luminose del Sud Italia.