Da chi abita al Tufello a chi invece vive ai Parioli, dal cardinale in Santa Sede al tifoso della Lazio, dalle borgate ai villini, la lamentela estiva dei romani è sempre la stessa: chi me lo fa fare di andare al mare?
Anche un popolo orgoglioso come quello della Capitale (lo stesso che appena sente parlare di Milano pensa al treno per Roma), si deve arrendere alle complicazioni del litorale laziale. Ombrelloni lanciati come giavellotti per occupare due metri quadrati improvvisamente liberi, sdraio affittate a sessantamila euro alla giornata e meduse? No, tranquilli, sono buste di plastica.
C’è però un Lazio nascosto fatto di paesaggi bucolici, strade senza traffico e sponde incontaminate. Quello dei laghi, per esempio. Dal belvedere che affianca la strada provinciale, dopo una leggera arrampicata in auto verso gli Appennini, la vista del Lago del Turano mozza il fiato. Chilometri di spiagge libere lungo le insenature, qualche canoa che lentamente passa sotto il grande ponte di Castel di Tora. Proprio il paese che con la sua torre vecchia di un secolo controlla le acque del lago che sono di un blu che pensavo esistesse solo su Instagram.
I cani si inseguono liberi sotto le fronde ombrose degli alberi, mentre i pescatori guardano male i pochi bagnanti che terrorizzano i loro pesci. Le alghe sono innocue e l’acqua è trasparente. E quella busta di plastica? No, tranquilli, è un’alborella che scappa spaventata. Roma attira i suoi abitanti come magneti al frigorifero. Saranno i monumenti o la storica pigrizia dei romani, ma le bellezze del Lazio rurale possono essere la valvola di sfogo che gli abitanti della Città Eterna sembrano cercare.
E quanti ce ne sono di luoghi imperdibili, anche solo tra i Monti Navegna e Cervia! Una passeggiata nel borgo di Castel di Tora, con la sua Fontana del Tritone; il meraviglioso ponte romanico di Posticciola che sembra uscito dalla penna di Tolkien; le vertigini sull’enorme diga del lago e il frastuono dell’acqua che cade; il diroccato eremo di San Salvatore, sul piccolo colle di Antuni.
Poco lontano da qui, il Lago del Salto è bello almeno quanto quello del Turano e il Castello Cesarini svetta sul borgo di Rocca Sinibalda come quello baronale su Collalto Sabino. Più a sud svetta la spettacolare abbazia abbandonata di Santa Maria del Piano, con la facciata e la torre che reggono all’usura del tempo. Per farla breve: quest’estate l’ombrellone portatevelo sull’Appennino laziale.