La strada costiera per Buggerru si snoda tra foreste di lecci, macchia mediterranea e miniere a cielo aperto ormai dismesse. Prima a strapiombo sul mare, poi tra ripide salite e discese, percorrendola ci si prepara ad ammirare uno degli spettacoli naturali più belli della Sardegna: la spiaggia di Cala Domestica, gioiello della costa sud-occidentale.
Con una spiaggia omonima, Cala Domestica è anche meta di blasonati trekking come “Miniere nel blu”, il “Cammino di Santa Barbara” o il “Cammino delle cento torri”. È relativamente affollata tra giugno e settembre, con le barche ormeggiate all’esterno della caletta che è un’autentica piscina naturale, i cui fondali si colorano di sfumature che vanno dall’intenso verde smeraldo all’azzurro acceso. Nel resto dell’anno, invece, ci si può trovare da soli ad ammirare questo luogo che è una delle massime espressioni d’arte della natura.
Una passerella in legno immersa tra dune bianchissime interrotte da ciuffi verdi di macchia mediterranea che ondeggiano sinuosi alla brezza, consente di arrivare comodamente alla spiaggia di sabbia che va sfumando dal bianco al giallo intenso dell’arenaria.
Sulla destra della spiaggia, un sentiero scavato nella roccia dai minatori che volevano risparmiare tempo per arrivare a Buggerru, conduce a un fiordo e ad una spiaggia più piccoli, passando per un arco attraverso il quale si ha uno scorcio veramente suggestivo.
Ovunque si volga lo sguardo, troviamo segni dell’interazione dell’uomo: nell’altopiano sulla sinistra rispetto alla spiaggia c’è la “Torre Spagnola”, un fortilizio alto 12 metri per un diametro di 11, la cui progettazione risale al 1577, ma fu ultimato solo nel 1785. La torre fu disarmata nel XIX secolo, per poi essere ristrutturata dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando fu utilizzata come presidio dagli incursori della Regia Marina, prima di essere completamente abbandonata al mare e al vento con la fine della guerra.
I segni della dinamite sulla roccia e i ruderi a pochi passi dal mare, testimoniano come la guerra e l’estrazione mineraria avida e selvaggia non abbiano risparmiato così tanta bellezza.
La visuale forse più suggestiva, che abbraccia il tratto di costa tra Capo Pecora e l'isola di San Pietro, si ha con pochi minuti di camminata lungo un sentiero di macchia mediterranea che si arrampica sul promontorio tra le rocce a strapiombo, fino alla torre.
Da qui la spiaggia, il mare e la costa diventano lo sfondo e la natura si colora di fiori che vanno dal magenta del cisto rosa al giallo dell’elicriso fino al bianco, rosato ed elegante, degli asfodeli.
Intorno alla torre, nel versante opposto alla cala, il paesaggio cambia completamente: tra massi calcarei chiari, la vegetazione si dirada fino a scomparire per lasciare spazio ad un paesaggio lunare.
È un posto dove la natura non si è risparmiata: la bellezza del paesaggio, i colori dei fiori, del mare, della roccia, il profumo intenso della macchia mediterranea trasportato dalla brezza, la simmetria e l’eleganza delle forme. Una miscela che a tratti fa pensare di trovarsi in paradiso, per la sensazione di pace interiore che si sente crescere man mano che si diventa parte del luogo e che resta anche quando si saluta la baia e si prende la via del ritorno.