È una passeggiata nel mistero, quella al borgo abbandonato di Galeria antica, a meno di un'ora da Roma. Un cancello segna l'ingresso del percorso e mette in allerta gli esploratori: attenzione agli animali selvatici.
Quello che la natura ha creato tra le rovine di questo paese fantasma è maestoso, non a caso la Regione Lazio nel 1999 ha proclamato Galeria antica monumento naturale. Edere che si arrampicano sulle pareti delle case abbandonate, quasi a prendersene cura. Alberi cresciuti all'interno di stanze a cielo aperto, che una volta erano cucine, camere da letto, saloni. Rami e radici aggrovigliati intorno a ciò che resta di una vita passata, come a dire: ti sosteniamo noi perché i tuoi ricordi e le tue tracce possano continuare a vivere. Storie di vita che aleggiano tra le grotte e i lecci, tra i cerri e le roverelle.
Lo scrosciare delle acque del fiume Arrone che scorre senza sosta è una colonna sonora dolce e delicata. A ogni passo sembra di trovarsi all'improvviso davanti al fiume. E invece il fiume non c’è. Lo si cerca con lo sguardo affacciandosi sulla valle da quelli che una volta erano i confini del paese, arroccato su uno sperone di roccia tufacea, ma Arrone non si vede. Eppure le cartine dicono che è proprio qui accanto, a ovest del borgo, protetto da siepi fitte e alberi ad alto fusto.
Perché gli abitanti di Galeria nel XVIII secolo, di punto in bianco, abbandonarono la vita in questo borgo per ricominciare in un posto nuovo, a Santa Maria di Galeria, non lontano da qui, è parte del mistero. Forse per una epidemia di malaria, resa ingovernabile dalle acque del fiume, che esondando ne favorirono la diffusione.
Galeria resta nel cuore, quando te ne vai sai già che ci ritornerai spinta da una curiosità che una sola passeggiata non sazia. Come il fantasma Senz’Affanni, che la leggenda narra sia lo spirito di un abitante del luogo che ogni anno torna tra i ruderi, gli olmi e le volpi nascoste negli anfratti, in sella al suo cavallo bianco, per dedicare una canzone d'amore alla sua donna.