Una passeggiata nei Lucretili

Una passeggiata nei Lucretili

Cima Casarene è la montagna più a nord del Parco Regionale dei Monti Lucretili, nel versante sabino, e anche quella più solitaria. Con i suoi 1191 metri è probabilmente una delle cime meno frequentate del Lazio. Si sviluppa lungo la dorsale che separa i bacini imbriferi del lago del Turano da quelli tiberini.

Si parte da Orvinio, considerato – a ragione – uno dei borghi più belli d’Italia, si cammina in auto per un paio di chilometri fino alla località Pratarelle, si parcheggia in un comodo slargo con una mappa escursionistica predisposta dal parco, si prende una stradina bianca sulla sinistra e si inizia a camminare.

Prima una comoda carrareccia leggermente in salita, da dove ancora si può sentire in lontananza l’abbaiare dei cani che proteggono il gregge e la voce di qualche bambino che gioca nei prati a valle. A mano a mano che si sale, tra cespugli di rosa canina, di biancospino e di prugnolo, il silenzio diventa sempre più fitto, interrotto ogni tanto solo dal gracchiare di qualche cornacchia nascosta tra gli alberi. Poi si entra nel bosco di cerri, di carpini neri, di faggi alti al massimo sei metri e allora al silenzio fitto si accompagna una sensazione di solitudine dolcissima, che dà pace e intimità.

Gli escursionisti difficilmente vanno a Cima Casarene, complice anche il fatto che la segnaletica non è sempre evidente per cui, a differenza di altri percorsi nel Lazio che con il tempo sono diventati richiesti e molto frequentati, qui non arriva quasi nessuno. Anche il trekking risente ormai della logica delle mode: si va dove vanno quasi tutti, per avere la certezza che sia bello e per poter dire di esserci stati. Cima Casarene invece è il posto ideale per ritagliarsi una giornata intima e di contatto con se stessi.

Il percorso è delimitato a un certo punto da un cancelletto di legno e da una rete di filo spinato che indica l’appartenenza di quel fazzoletto di terra al demanio regionale. Bisogna oltrepassarlo per penetrare nel bosco e godere dell’atmosfera di montagna vera. La vegetazione qui è persino invadente, ma nei punti in cui concede aperture alla vista, il paesaggio si fa ammirare in tutta la sua bellezza, spaziando tra i monti reatini e sabini, con il Terminillo che svetta su tutti.

Una volta raggiunta la cima, invece, se la giornata è limpida e né l’afa né la nebbia giocano brutti scherzi, la montagna vi riserverà la sorpresa di una splendida vista sulle vette abruzzesi del parco regionale del Sirente–Velino.

I resti dell’antico insediamento d’altura realizzato alla fine del IV secolo a.C. dai Romani e dai Tiburtini a scopo difensivo, per contrastare l’avanzata degli Equi, purtroppo oggi non sono individuabili anche a causa della vegetazione fittissima, ma la loro presenza testimonia, almeno simbolicamente, il valore anche storico di questo percorso poco conosciuto ma estremamente suggestivo.

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