Scavi di Pompei
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È il 79 d.C. Sono mesi che la città di Pompei viene scossa da continui terremoti che impensieriscono la popolazione. Nessuno immagina che un’insignificante “collinetta”, a stento immortalata in qualche dipinto che sarà ritrovato due millenni dopo, stia per scatenare l’inferno.
Mancano ancora pochi minuti ed il Vesuvio emetterà il suo primo micidiale vagito. Intorno alle ore 13.00 del 24 agosto (secondo altri è il 24 ottobre) un boato scuote le vite di migliaia di persone, trasformando per sempre l’area a sud di Napoli. È l’inizio della fine per Pompei. È l’inizio di una storia che continua ad esistere.
Pompei viene dimenticata per quasi 2.000 anni. Solo nel 1748, sotto Carlo III di Borbone, iniziano gli scavi archeologici che cambieranno profondamente la vita culturale europea. La scoperta delle città vesuviane dà vita a fenomeni come il Grand Tour, ovvero viaggi per conoscere le bellezze delle antichità italiane cui presero parte personaggi illustri come lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe.
Pompei è il sito archeologico più grande del mondo. Si passeggia lungo gli stradoni su cui si affacciano abitazioni, osterie, panifici e negozi, si percorrono viuzze che nascondono lupanari e ville patrizie, si entra nei teatri, nelle palestre, nelle terme, nei mercati, fino a raggiungere il Foro, il centro nevralgico della città. Sembra ancora di sentire il vociare degli abitanti. È come se il Vesuvio, con la sua eruzione, avesse scattato una fotografia dell’ultimo istante di vita di Pompei. E il negativo, custodito da cenere e lapilli, è arrivato intatto ai giorni nostri. Non c’è luogo al mondo che desti un tale fascino…
Entrare nelle domus (case) è un’emozione che non lascia scampo all’immaginazione: sono la migliore testimonianza della vita nell’antica Roma. Si possono visitare appartamenti eleganti di politici e intellettuali, tra cui Marco Lucrezio Frontone e Casca Longus, dimore sfarzose come quella dei Vettii, in cui campeggia la statua di un Priapo dal grande fallo, o anche abitazioni che conservano scritte rimaste nell’immaginario collettivo come la Casa del Poeta Tragico in cui si ammira il famoso mosaico “Cave canem”. E poi, ci sono sontuosi villoni, come la Casa del Fauno, dove è stato rinvenuto il celeberrimo mosaico della battaglia di Isso esposto oggi al Museo Archeologico di Napoli, o la residenza di Obellio Firmo, uomo talmente ricco da possedere una cassaforte rinvenuta nell’atrio.
Gli interni delle case sono decorati da splendidi affreschi (su tutti quelli della straordinaria Villa dei Misteri) e raffinati mosaici (alcuni dei quali oggi nel Museo Archeologico di Napoli), mentre possono ancora leggersi i graffiti del popolo sui muri. Dimostrazione di una città viva fatta di sentimenti e passioni.
Da pelle d’oca i calchi degli abitanti il cui respiro si fermò improvvisamente e le ceneri finirono per cristallizzarne espressioni e atteggiamenti: disperati in fuga, individui che si abbracciano l’un l’altro, donne e bambini rannicchiati, corpi contorti dai gas nocivi e perfino un cane legato a un guinzaglio… Sono le immagini più autentiche e tragiche di quella catastrofe che seppellì Pompei creandone il mito. Scene crudeli, ma allo stesso tempo affascinanti, che fanno rivivere quelle sensazioni di paura e di orrore. L’istante finale di una città che esalò il suo ultimo (ma eterno!) soffio di vita.