Un'espressione latina, attribuita all'imperatore Vespasiano, recita pecunia non olet. Una massima interpretata degnamente da due fratelli pompeiani di umilissime origini, divenuti a un tratto tremendamente ricchi.
All'alba del 24 ottobre del 79 d.C., Aulo Vettio Restituto ed Aulo Vettio Conviva erano molto considerati nella civitas vesuviana. La loro residenza era, ed è tutt'oggi, tra le più belle del sito archeologico.
I Vettii abitavano nell'attuale Regio VI, uno dei quartieri chic del tempo. Avevano ribaltato il proprio status di liberti facendo fortuna nel commercio di vino e di prodotti agricoli. Attività che li avevano resi tra gli abitanti più facoltosi della città. E, da bravi “arricchiti”, ostentavano la loro rapida ascesa aristocratica attraverso gli sfarzi di una villa dotata di due atri, un grande impluvio di tufo e rimpinguata da un arredamento degno dei patrizi più sfacciati. Una tracotante opulenza che si evince anche dal ritrovamento di due enormi forzieri con sbarre di ferro e borchie di bronzo messi spudoratamente in bella mostra... alla faccia di ladri e malintenzionati!
Come se non bastasse, per aumentare gli incassi dell'azienda familiare i due avevano creato perfino un'attività collaterale basata sulla prostituzione. Tra le stanze della casa ve ne è una più angusta decorata con una serie di quadretti erotici in cui svolgeva il suo esercizio di meretrice Eutychis, schiava greca e di buone maniere che si offriva per due assi, come racconta un graffito inciso addirittura all'ingresso della casa.
Per carità, niente di illegale nell'antica Roma dove il sesso non era un tabù e le prostitute erano delle professioniste riconosciute. Tra l'altro Vettio Conviva, uno dei protettori di Eutychis, svolgeva serenamente la carica di Augustale.
Eutychis, graeca a(ssibus) II morbus belli
Eutychis, greca, di buone maniere per 2 assiIscrizione sulla casa dei Vettii
Entrando nella casa sembra di sfogliare un manuale di mitologia. Gli affreschi, forse tra i migliori conservati a Pompei, raccontano gesta di eroi e leggende grecoromane con dovizia di particolari. La prima parete raffigura Priapo, che poggia il suo smisurato organo sessuale sul piatto di una bilancia, mentre sull'altro viene pesata una borsa con delle monete. Ovvero, i Vettii invocavano la ricchezza e la salute (rappresentata dal fallo) per proteggere la casa contro le iatture degli invidiosi cittadini che non accettavano di buon grado la loro scalata sociale.
Gli ex liberti, sfrontati ma superstiziosi, lo sapevano bene, come si nota ancora da una statua del solito Priapo. Oggi la scultura si trova nell'atrio, ma originariamente doveva essere una fontana del giardino con tanto di zampillo d'acqua che fuoriusciva dal suo esuberante vanto.
Il perno della dimora è proprio il giardino cinto da un peristilio (portico) sulle cui pareti vi è una carrellata di vicende fantastiche che danno vita a un'autentica pinacoteca di 2000 anni fa: la vendetta di Anfione e Zeto per la morte della madre Antiope, l'uccisione del re Panteo per aver impedito a Tebe il culto di Dioniso ed Ercole bambino che strozza i serpenti inviati da Giunone.
Dall'altra parte del peristilio la saga mitologica prosegue con Dedalo che dona a Pasifae la vacca di legno da cui nascerà il Minotauro, Arianna abbandonata da Teseo sull'isola di Nasso e Mercurio, inviato da Giove, che lega Issione su una ruota di fuoco per punirlo di aver concupito Giunone.
Sul portico si affacciano le stanze più decorate, tra cui il triclinio, la sala da pranzo dove i Vettii organizzavano feste luculliane per i loro ospiti che banchettavano circondati da mura meravigliosamente variopinte. Stesi su letti triclinari, i commensali gustavano carni condite con garum e alzavano coppe di vino miscelato col miele davanti a delicati fregi di Amorini intenti a svolgere le principali attività produttive dell’epoca: dalla vendita del vino alla pulitura delle vesti, dalla coltivazione dei fiori alla vendemmia, dall'oreficeria alla creazione di profumi.
Al centro, invece, mancano i quadri evidentemente non ancora eseguiti nel 79 d.C. La rassegna mitologica continua con una serie di scene nei cubicoli che riprendono anche il mito di Ciparisso, unica raffigurazione di questo personaggio nel mondo antico.
Il lusso sfrenato dei Vettii traeva origine dalla rivalsa di due individui volgari che a loro modo ce l'avevano fatta. Restituto e Conviva si erano presi una rivincita contro un Fato che li voleva schiavi, ma nulla hanno potuto quando il Destino si è rivolto al Vesuvio. E il tanto bramato pecunia non olet venne seppellito con lapilli incandescenti dall'inderogabile Memento Mori.