Numero
18

Una discesa in Paradiso

Una discesa in Paradiso Una discesa in Paradiso

Un’ora di cammino immersi nei profumi e nei colori della Macchia Mediterranea. Da lontano si scorge già una piccola baia, bianca e turchese, che delinea l’orizzonte. È il premio che attende chi si mette in marcia da contrada Lentiscelle, nella zona di Camerota, in Cilento, per raggiungere il mare.

Il premio si chiama Cala Bianca, ed è una spiaggia talmente bella che sembra essere stata messa lì apposta. Scendendo lungo il sentiero che, poco prima, ci ha portati a Cala Fortuna, si arriva nel cuore di un’insenatura ricca di ciottoli tondi e bianchi – da cui il nome – che si affaccia su uno specchio d’acqua dai colori verde smeraldo e turchese intenso. Un sogno a occhi aperti.

Cala Bianca è una delle perle che compongono l’Area Marina Protetta di Costa Infreschi e della Masseta, assieme alla spiaggia del Pozzallo e all’altrettanto incantevole Baia degli Infreschi. Basta un tuffo per capire che lì il mare non è quello “solito” che siamo abituati a vivere durante una classica domenica estiva. Il colore, la consistenza, persino il “sapore” delle acque è diverso.

Non è solo suggestione. La zona di Cala Bianca, come ci dice il professor Giovanni Fulvio Russo, presidente della Società Italiana di Biologia Marina e Preside del corso di Laurea in Scienze Biologiche dell’Università di Napoli Parthenope, «è interessata da numerose risorgive sottomarine di acqua dolce legate ai fenomeni carsici». L’acqua del mare diventa così più limpida e meno salata. Tutto grazie a un fenomeno naturale che avviene lì, a due passi sotto il pelo dell’acqua, mentre con due bracciate guadagniamo il largo.

Caratteristiche che fanno di Cala Bianca non solo un paradiso per viaggiatori, appassionati di snorkeling e trekking, ma anche per studiosi e ricercatori. L’elemento peculiare di quest’area, spiega ancora il professor Russo, «è che le rocce che circondano la baia poggiano su strati più profondi interessati da vulcanismo secondario», vale a dire emissione di gas come fumarole o solfatare, ed emissione di acque calde.

«D’altra parte – continua il docente – ci troviamo a circa 40 miglia dalla “linea dei vulcani”, un complesso di vulcani sottomarini che congiunge l’Etna al Vesuvio passando per le Isole Eolie. È qui che sorge anche il Monte Palinuro, che è, assieme al Monte Marsili, uno dei più grandi edifici vulcanici sottomarini ancora attivi nel bacino del Tirreno. Parliamo di un rilevo alto più di duemila metri, la cui cima è ad appena 65 metri sotto la superficie del mare».

Immaginare la linea dei vulcani ci porta dritti in un mondo sottomarino, con i suoi equilibri e le sue mille facce, che si compone anche della sua flora e fauna: «Gli elementi principali del paesaggio subacqueo – dice Russo – sono le vaste praterie di Posidonia Oceanica, le formazioni algali di Cystoseira e particolari tipi di coralli di roccia litorale, come quelli a gorgonie rosse. Per quanto riguarda, invece, la fauna, è da segnalare la presenza abbastanza diffusa della specie protetta Pinna Nobilis, meglio conosciuta come nacchera.

Ma, come tutti i Paradisi, anche questo poggia su un equilibrio delicatissimo. La cosiddetta “pressione antropica”, vale a dire il numero di persone che ogni anno ne affollano l’area, deve essere costantemente monitorata per evitare qualunque sconvolgimento dell’ecosistema. In particolare, il viavai di barche da diporto colme di turisti che accorrono all’interno dei mesi estivi, mette a rischio le distese di Posidonia e l’integrità dei fondali rocciosi, che abbiamo visto essere fondamentali per il colore cristallino delle acque. Per questo, il modo migliore di unire il piacere di un bagno paradisiaco a una passeggiata nella natura, resta il (facile) sentiero che da Contrada Lentiscelle porta verso il mare.