Villa di Poppea
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Nel 79 d.C. il Vesuvio non ebbe pietà neanche di una maestosa residenza appartenuta decenni prima a un’imperatrice. Ci troviamo nell’antica Oplontis, attuale Torre Annunziata. È qui che Poppea Sabina, seconda moglie di Nerone, trascorreva le sue vacanze. Lungo la costa campana, infatti, molti patrizi romani edificavano sontuose ville residenziali (“ville di otium”) per la salubrità del clima.
La Villa di Poppea è stata attribuita alla sposa di Nerone per la presenza di un'iscrizione dipinta su un'anfora, indirizzata a Secundus, liberto dell’imperatrice. In ogni caso essa doveva appartenere al ricchissimo patrimonio della famiglia imperiale.
La Villa di Poppea era disabitata al momento dell'eruzione: non c'erano suppellettili nelle stanze né vasellame nella cucina. Gli oggetti accantonati in poche stanze, i materiali edili e i lavori in corso dimostrano che nella Villa si stavano riparando i danni di uno dei numerosi terremoti che colpivano con frequenza l'area vesuviana.
Costruita intorno alla metà del I secolo a.C. e poi ampliata in età claudia, la Villa di Poppea è circondata da ampi giardini ed è dotata di un quartiere termale. La decorazione pittorica, con finte porte e colonne, è correlata all'architettura reale, creando così giochi prospettici, corrispondenze fra reale ed immaginario. Numerosi e di grande qualità i particolari delle decorazioni pittoriche, costituiti da maschere, cesti di frutta, fiaccole e uccelli. Tra queste, vi è il dipinto di un dolce dall’incredibile somiglianza con la tradizionale cassata siciliana.
Inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, la Villa di Poppea è una delle domus che meglio rappresentano l’opulenza e la grandiosità dell’antica Roma.